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Scritto da Maria Rea
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Lunedì 30 Giugno 2014 17:53 |
Le donne che partoriscono dopo i 33 anni hanno anche la possibilità di avere una vita più lunga. A confermarlo è uno studio della Boston University School of Medicine, pubblicato sulla rivista Menopause. Per giungere a tale conclusione, gli autori della ricerca si sono basati sull'analisi dei dati relativi a 551 famiglie con membri eccezionalmente longevi.
La ricerca ha evidenziato che le donne che hanno avuto il loro ultimo figlio dopo i 33 anni di età, avevano il doppio delle probabilità di vivere fino a 95 anni o più, rispetto invece a quelle che hanno avuto il loro ultimo figlio a 29 anni. Delle 462 donne prese in esame, 274 hanno avuto il loro ultimo figlio a 33 anni o più tardi.
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Ultimo aggiornamento Lunedì 30 Giugno 2014 18:17 |
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Scritto da Tatta Bis
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Mercoledì 18 Giugno 2014 14:04 |
Lo iodio, se assunto in gravidanza, permette ai bambini di essere più intelligenti, questo elemento è essenziale per lo sviluppo del cervello nel feto e anche deficit lievi possono determinare effetti avversi nello sviluppo cognitivo e psicomotorio nei bambini.
La ricerca che lo ha rivelato è stata portata avanti dall’Università del Surrey e pubblicata dalla rivista "Lancet", i ricercatori hanno appurato la concordanza tra lo scarso risultato di alcuni test a cui sono stati sottoposti i bambini ed il poco iodio ingerito dalla mamma in gravidanza.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 18 Giugno 2014 13:05 |
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Scritto da Maria Rea
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Venerdì 06 Giugno 2014 09:00 |
La pressione alta in gravidanza può essere pericolosa. Come dimostra uno studio inglese del King’s College di Londra con la pressione altra non si rischia solo un parto pretermine ma anche la morte neonatale.
La ricerca ha preso in esame 55 ricerche condotte in 25 Paesi sui possibili esiti negativi della gravidanza quando vi sia un problema di pressione alta in gravidanza, tenuto conto che l'ipertensione cronica, per esempio, è causa di complicazioni tra l’1% e il 5% delle gravidanze.
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Ultimo aggiornamento Giovedì 05 Giugno 2014 22:27 |
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Scritto da Mary
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Giovedì 05 Giugno 2014 09:00 |
La Candida Albicans è un fungo saprofita appartenente alla famiglia dei Saccaromiceti. Vive normalmente nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale, nella pelle, nella vagina e nelle mucose di persone sane. In determinate condizioni essa genera una infezione nella zona vulvovaginale perché le secrezioni vaginali sono più ricche di glicogeno, uno zucchero che costituisce terreno fertile per il proliferare dei batteri. La micosi è causata dalle modificazioni dell’epitelio della vagina e dall’alterazione del pH.
Una donna in gravidanza su tre soffre di candosi, specie durante il terzo trimestre e durante l’estate, quando la temperatura si alza: accade perché le future mamme producono una quantità maggiore di muco vaginale e questo, combinato agli alti livelli di estrogeni, crea l’ambiente ideale per la proliferazione batterica.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Giugno 2014 20:36 |
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Scritto da Mary
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Giovedì 05 Giugno 2014 08:00 |
Il fumo fa male. Nonostante ciò, circa il 12% delle donne in gravidanza continua a fumare, pur sapendo che il fumo fa male al bambino. Le future mamme che proprio non riescono a rinunciare alla sigaretta dovrebbero essere a conoscenza che alcuni studi scientifici hanno dimostrato la capacità della vitamina C, noto potente antiossidante, di ridurre, almeno nei primati, gli effetti negativi in utero della nicotina, sostanza che attraversa la placenta, alterando il normale sviluppo polmonare e i risultati dei test di funzionalità respiratoria alla nascita.
Gli stessi effetti protettivi dell’acido ascorbico sono ora stati valutati su 159 donne fumatrici in gravidanza da uno studio statunitense appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica JAMA, in concomitanza con la presentazione dei suoi risultati all'American Thoracic Society International Conference: 500 mg di vitamina C al giorno, somministrati alla gestante per nove mesi, proteggerebbero l’apparato respiratorio del neonato, riducendo i danni indotti dal fumo sui polmoni.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Giugno 2014 20:08 |
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Scritto da Maria Rea
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Martedì 03 Giugno 2014 13:30 |
Gli antipsicotici assunti dalle donne incinte sono pericolosi per la salute dei bambini. Lo conferma uno studio osservazionale realizzato da ricercatori della Monash Centre Alfred Psychiatry Research ( MAPrc ) e della Monash University (Australia) e pubblicato sulla rivista Plos One. Il lavoro ha preso il via nel 2005, alla nascita del Registro Nazionale sui farmaci antipsicotici in gravidanza ( NRAMP ), unico al mondo, proprio perché al tempo era emersa una quasi totale assenza di dati in materia. Così per 7 anni donne incinte che assumevano antipsicotici sono state reclutate in Australia attraverso reti cliniche in ogni stato e territorio: 147 in tutto, intervistate ogni sei settimane durante la gestazione e poi seguite fino al compimento del primo anno del bimbo.
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Ultimo aggiornamento Martedì 03 Giugno 2014 12:22 |
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Scritto da Mary
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Martedì 03 Giugno 2014 12:45 |
Per una donna incinta sopportare i dolori non è mai una buona idea, soprattutto quando si tratta di contrazioni ritmiche e continue, seppure associate a una situazione di sofferenza tutto sommato accettabile. Bisogna pensare che queste contrazioni, anche se non intense, possono comunque arrecare danni al bambino. Quindi, anche in caso di dubbio, se si sentono contrazioni, se si perde sangue o se non si sente più il bambino, è necessario rivolgersi con urgenza al proprio medico.
Nelle prime settimane di gestazione l'utero si contrae: si tratta di contrazioni molto lievi, a bassa frequenza e intensità e non dolorose, dovute all'impianto dell'embrione e spesso sono confuse con le fitte tipiche del periodo premestruale perché accompagnate da una sensazione di peso al basso ventre. Nei primi periodi della gravidanza potrebbero presentarsi delle contrazioni in corrispondenza dei giorni in cui avrebbe dovuto presentarsi il ciclo. Dopo la ventesima settimana, si possono avvertire piccole contrazioni legate al movimento del bambino. In tutti questi casi, non c’è assolutamente da preoccuparsi; devono allarmare, invece, dolore al basso ventre e mal di reni (specie se associato a perdite ematiche) o sensazioni dolorose a intervalli regolari.
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Ultimo aggiornamento Martedì 03 Giugno 2014 11:43 |
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