I ricercatori del San Raffaele di Milano stanno lavorando, con una procedura innovativa di manipolazione genica, a riscrivere il codice d'attacco degli anticorpi per curare i tumori del sangue, le leucemie. Ma al di là della cura, il metodo è così importante da lasciare intravvedere applicazioni impensabili nel campo dei tumori e non solo.

Per questo motivo il lavoro è stato accettato e pubblicato sull'autorevole Nature Medicine mentre i due primi giovani autori dello studio, Elena Provasi e Stefano Genovese, hanno appena ricevuto a Ginevra il prestigioso 'Van Bekkum Award' dalla Società europea di trapianto del midollo.

Tra il 1970 e il 2009 il tasso di  melanoma, tumore della pelle, è aumentato nelle donne di otto volte e negli uomini di quattro, soprattutto in giovani adulti sotto i 40 anni, e tra i fattori scatenanti c'è soprattutto l'uso spropositato dei lettini abbronzanti.

Gli esperti italiani dell' Aiom pongono l'accento sull'importanza della prevenzione in particolare nei bambini, ricordando che il cancro della pelle è difficile da curare.

L'evoluzione della tecnologia arriva a facilitare anche le analisi di routine svolte da milioni di pazienti in tutto il mondo: è arrivato il cerotto high-tech sottile quanto un capello, resistente all'acqua, al sapone e al sudore, in grado di misurare il battito cardiaco, la disidratazione, la temperatura e le contrazioni muscolari.

Il nuovo cerotto promette di eliminare le liste d'attesa e le code negli ambulatori medici permettendo di eseguire le analisi direttamente da casa.

Per due volte ha ridato la vita al figlio, quando ormai ogni speranza era perduta. Succede all'ospedale Molinette di Torino, una donna nel 2003 aveva già donato il proprio midollo osseo al figlio per sconfiggere una leucemia acuta linfoblastica ma la chemioterapia aveva procurato delle complicazioni al ragazzo, cosicchè i nefrologi nella mattinata del 28 marzo hanno prelevato alla donna un rene che ridarà una nuova vita a Matteo.

All'ospedale c'è chi l'ha già ribattezzata madre coraggio ma lei, ancora provata dall'intervento seppur sorridente, dice che qualunque madre lo farebbe, perchè per un figlio si fa questo e tanto altro.

Ci sono persone che hanno tantissimi amici e persone che invece ne hanno veramente pochi e da sempre si dice che ciò dipende dalla socievolezza della persona; secondo uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, questo invece, dipenderebbe dalle dimensioni della corteccia prefrontale.

Robin Dunbar dell'Università di Oxford e i suoi colleghi hanno misurato in 40 volontari, il volume della corteccia prefrontale e testato la mentalizzazione dei partecipanti, facendo poi fare un elenco dei contatti sociali intrattenuti e non solo per motivi di lavoro, negli ultimi sette giorni.