La piccola di appena dieci mesi era affetta da una grave anomalia cardiaca congenita, talmente importante da averle fatto ingrossare il cuore a tal punto da occupare gran parte della gabbia toracica, con i conseguenti arresti cardiaci e la possibilità di respirare con un solo polmone. La piccola bimba toscana da un mese a questa parte soffriva di questa patologia che riguardava quindi cuore e respirazione, fino a che non è stata ricoverata con urgenza presso l'Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze.

Grazie ad uno staff multidisciplinare che ha condotto l'intervento, unico di questo tipo fino ad oggi negli ospedali pediatrici italiani, la bimba ora è salva, ha visto corretta l'anomalia congenita e ha ripreso a respirare correttamente. L'intervento ha avuto più fasi, partendo dalla riabilitazione respiratoria con l'inserimento dello stent per riaprire le vie respiratorie. Successivamente è stato avviato l'intervento cardiochirurgico con impianto della coronaria sinistra.

Esiste una base genetica comune ad autismo ed epilessia: a sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista Human Molecular Genetics, finanziato anche dalla Fondazione Telethon e nato dalla collaborazione internazionale tra i neurofisiologi dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’Università di Genova coordinati dal Fabio Benfenati ed i genetisti canadesi del Centre Hospitalier de l’Université de Montréal coordinati dal Patrick Cossette. Gli esperti hanno infatti dimostrato il ruolo fondamentale di un gene chiamato SYN1 (gene della Sinapsina-1) nella predisposizione genetica alle due malattie.

I ricercatori hanno dimostrato il coinvolgimento del gene della Sinapsina-1 (SYN1) nell’epilessia e nell’autismo; le mutazioni associate con l’epilessia e l’autismo modificano la capacità della sinapsina 1 di regolare il ciclo delle vescicole sinaptiche,organelli intracellulari che garantiscono la corretta comunicazione tra le cellule nervose liberando il neurotrasmettitore a livello delle sinapsi. Tali scoperte identificano per la prima volta forme diepilessia umana e autismo su base genetica con un difetto in una proteina delle vescicole sinaptiche.

E se una mela al giorno toglie il medico di torno, di sicuro aiuta anche ad abbattere gli alti valori di colesterolo cattivo, contribuendo quindi a una migliore forma fisica. Ne danno conferma i ricercatori della Florida State University di Tallahassee, negli Stati Uniti. Uno studio tutto al femminile che ha coinvolto 80 donne tra i 45 e i 65 anni che hanno mangiato 75 grammi di prugne secche al giorno per un anno e un altro gruppo di altrettante donne che hanno mangiato, invece, la stessa quantità ma di mele essiccate insieme alla propria dieta abituale.

Il gruppo delle mele ha avuto una notevole diminuzione del colesterolo cattivo LDL, con un abbassamento apri al 23%. Ma non solo un dato positivo che riguarda il colesterolo: si è visto anche come questa aggiunta alla dieta abbia abbassato i livelli relativi ai biomarcatori associati alle malattie cardiache.

Cosa c’è di più rilassante di una giornata trascorsa sdraiate sulla sabbia sotto i raggi del sole? Ricordiamoci però che una prolungata esposizione al sole senza le dovute protezioni, rischia di danneggiare la pelle provocando un precoce invecchiamento. Cosa possiamo fare? Abbronziamoci, certo, ma seguendo semplici ed importanti regole per godere appieno dei benefici del sole, senza trascurare la cura per la nostra pelle.

Le ricerche in ambito cosmetico ci permettono di poter prolungare sempre più l’esposizione al sole, grazie all’impiego di fattori di protezione adeguati ai diversi tipi di pelle. Le creme solari protettive limitano infatti gli effetti negativi e dannosi dei raggi del sole, e allo stesso tempo, nutrono e idratano l’epidermide mantenendola morbida ed elastica.

Il Tribunale di Roma ha bocciato la class action italiana sul fumo, indetta da Codacons a favore degli oltre tre milioni di fumatori italiani che comprano le sigarette della Bat Italia: i fumatori non hanno nessun diritto al risarcimento, proprio perché chi fuma sa esattamente quali rischi corre ed è quindi inammissibile la richiesta di risarcimento. Che il fumo uccida, lo sappiamo tutti e lo leggiamo anche scritto sui pacchetti che schiavizzano ancora nel 2011 così tante persone di ogni età.

Per il giudice quindi, chi fuma è cosciente del pericolo di morte e nessuno può venire schiavizzato al punto di non riuscire a smettere di fumare. Questo a differenza di quanto avvenuto in America dove la stessa azione ha portato al risarcimento da parte di grandi firme nel mercato del fumo, verso fumatori sia per le spese mediche che morali. La scelta americana è andata verso il voler dare un monito a tutti, anche per disincentivarne la fruizione e anche per demonizzare l'utilizzo di additivi per provocarne dipendenza.