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Scritto da Mary
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Lunedì 10 Aprile 2017 12:16 |
Fegato grasso nei bambini, non tutti ne hanno sentito parlare. Come afferma uno studio coordinato dai ricercatori dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma pubblicato dalla rivista Genes & Nutrition, ci sono bambini che hanno una predisposizione genetica al "fegato grasso", una malattia che nelle forme più gravi porta alla cirrosi, in cui una alimentazione sbagliata può scatenare la patologia.
Lo studio è stato condotto su un gruppo di 200 bambini e adolescenti italiani (10-13 anni, 113 femmine) con fegato grasso seguiti presso l'Ospedale tra gennaio e giugno 2013. Forme leggere, medie e gravi della malattia, che ha il nome scientifico di steatosi epatica e che è presente nel 15% dei bambini, erano presenti, rispettivamente, in 60 pazienti (30%), 87 (44%) e 51 (26%).
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Scritto da Mary
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Domenica 09 Aprile 2017 20:07 |
La questione non è solamente estetica. I bambini italiani sono in sovrappeso o nei casi estremi, obesi. Ma nessuno si sconvolge, nessuno si sensibilizza. O, quasi nessuno. A ciò è ovviamente correlata la sedentarietà: i nostri bambini praticano poco sport. E dunque, ciò significa che sono poco educati alle discipline sportive. Si preferisce infatti che i bambini stiano a casa, davanti la tv, a mangiare merendine, dolci e caramelle. E tutto ciò si ripercuote in maniera negativa sulla loro salute. E c'è da stare attenti. Il troppo storpia, e fa male.
I dati delle ultime indagini testimoniano come il 31% degli italiani preferiscano una vita piuttosto sedentaria che porta all'obesità e al sovrappeso, e di questo 31% proprio una gran parte è rappresentata dai bambini ovvero il 20,9% che possono essere considerati in sovrappeso.
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Scritto da Maria Rea
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Martedì 04 Aprile 2017 21:42 |
Lo squillo di un cellulare vicino fa scuotere la testa al feto; vibrazioni e suonerie dunque interrompono e agitano il sonno del bimbo che è ancora nella pancione. A confermarlo è una ricerca condotta su 28 donne medico incinta dai ginecologi del Wyckoff Heights Medical Center di New York City. I risultati dell'osservazione verranno presentati al congresso nazionale dell'American College of Obstetricians and Gynecologists.
Come ha spiegat Boris Petrikovsky, a monte dello studio è stato posto un interrogtivo: "Quando i cellulari sono tenuti in prossimità della testa dei feti i suoni, e probabilmente anche le vibrazioni, causano un vero e proprio riflesso di spavento sul volto del bebè che interrompe e disturba il normale ciclo di riposo. Del resto, chi vorrebbe essere svegliato dai continui trilli di un telefonino?"
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Scritto da Maria Rea
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Martedì 04 Aprile 2017 21:32 |
Lo smog è dannoso per l'organismo e, come confermano alcuni studiosi americani, proprio l’esposizione all’aria inquinata durante i nove mesi di gestazione, e soprattutto nel terzo trimestre, sembra avere una responsabilità nella comparsa dell’autismo. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Enviromental Health Perspectives e ha osservato 117 mila donne in gravidanza. Lo scopo era dedurre se l'esposizione prenatale allo smog potesse essere la causa di alcune patologie, in particolare dell' autismo.
Gli autori hanno analizzato, per tutto l’arco dei nove mesi, il loro livello di esposizione al PM 2.5. Si tratta di particelle microscopiche, con un diametro inferiore a 2,5 µm, costituite da fumo, polvere e minuscole gocce di sostanze liquide. Il PM 2.5 è uno dei componenti più pericolosi dell'inquinamentoatmosferico perché è in grado di arrivare in profondità nell’apparato respiratorio, ma anche in quello circolatorio e cardiovascolare.
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Scritto da Mary
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Martedì 04 Aprile 2017 21:20 |
La dieta mediterranea prevede un regime alimentare sano. I vantaggi che da essa derivano per la nostra salute non escludono nessuno, infatti quest’abitudine alimentare fa bene anche ai bambini. Come rivela uno studio condotto da ricercatori spagnoli dell’università di Barcellona e pubblicato sulla rivista Pediatrics, tra gli innumerevoli benefici per la salute, ci sarebbe anche un effetto protettivo nei confronti del disturbo da deficit di attenzione e iperattività, conosciuto anche con la sua sigla: Adhd.
La ricerca ha coinvolto complessivamente 120 bambini di età compressa fra i 6 e i 12 anni. Metà di loro aveva ricevuto una diagnosi di Adhd, così con lo studio i ricercatori hanno indagato gli stili di vita dei bambini, comprese anche le abitudini alimentari, con l’aiuto di questionari compilati dai rispettivi genitori.
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