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Scritto da Martina Paolucci
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Giovedì 04 Agosto 2011 09:00 |
Il progresso continua ad avere il suo corso, e la mente umana sembra sempre possa seguirlo nella speranza di accopagnarlo. Quello che però uno scienziato inglese i dell'Università di Cambridge sostiene è che il cervello umano ha ormai raggiunto il suo massimo sviluppo, per cui non saranno più visibili nuovi stadi e nuove progressioni. Insomma, da un po' di tempo a questa parte, il cervello ha potuto già dare prova delle sue potenzialità attraverso noti personaggi che hanno rivoluzionato il nostro modo di conoscere e che qualcuno potrà eguagliare ma nessuno sorpassare. Coordinatore della ricerca il professor Simon Laughlin, professore di Neurobiologia presso l'università inglese che, nel suo libro "Work meets Life" sostiene la tesi per cui gli uomini non potranno mai essere più intelligenti di quanto sono ora. Un ulteriore sviluppo, secondo il professore britannico, rischierebbe di comprometterne le funzioni vitali.
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Scritto da Caterina Poni
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Mercoledì 03 Agosto 2011 11:35 |
Una nuova, rivoluzionaria scoperta gran parte italiana potrà, in un prossimo futuro, cambiare le sorti di molte donne affette da cancro alle ovaie. Per la novità vanno ringraziati i ricercatori dell'Università di Siena, dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Heidelberg Institute for Theoretical Studies, che sono riusciti ad individuare alcuni peptidi che sembrano essere in grado di inibire un enzima normalmente deputato alla sintesi del Dna e quindi, in questo caso, anche allo sviluppo delle cellule tumorali. Ora, dopo l'annuncio della scoperta e il brevetto depositato dall'università toscana, verrà avviato uno studio clinico pilota sul funzionamento di questi peptidi, presso la Struttura Complessa di Oncologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Una nuova speranza per le oltre 200mila donne che ogni anno nel mondo vengono colpite da questa patologia, che incide maggiormente nei paesi industrializzati e spesso si conclude con la morte della paziente, a causa di una diagnosi tardiva e al repentino sviluppo di resistenza ai farmaci utilizzati per le cure.
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Scritto da Martina Paolucci
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Mercoledì 03 Agosto 2011 11:05 |
Il monito giunge dagli Stati Uniti dove Charles DeCarli, dell'Università di California Davis, a Sacramento, mette in guardia tutte le persone di mezza età da fumo, ipertensione, sovrappeso e diabete: questi fattori, infatti, andrebbero ad influire negativamente sul cervello, accelerandone l'invecchiamento. La ricerca americana è stata pubblicata sulla rivista Neurology, dove si dimostra come questi comportamenti sbagliati e le conseguenti patologie possono promuovere lo sviluppo di problemi cognitivi associati alla riduzione della massa cerebrale che porta ad un invecchiamento precoce. Inoltre, questi disturbi possono andare a danneggiare i vasi sanguigni in alcune aree del cervello, compromettendone il funzionamento.
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Scritto da Caterina Poni
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Martedì 02 Agosto 2011 19:00 |
Nuova speranza per i malati di fibrosi cistica: il freddo. Secondo Luis Galietta, ricercatore dell'Istituo Gaslini di Genova, infatti, le basse temperature potrebbero aiutare a ripristinare la funzione della proteina CFTR che, alterata, causa la malattia. La ricerca è stata finanziata con i fondi Telethon, e adesso viene pubblicata sull'American Journal of Physiology. La proteina in questione è responsabile dello scambio di cariche elettriche attraverso la membrana delle cellule epiteliali ma, nei soggetti in cui la sua funzione non risulta essere efficace, causa eccessiva densità delle secrezioni corporee che vanno a danneggiare progressivamente organi organi fondamentali come fegato, pancreas e polmoni. Al giorno d'oggi si conoscono più di 1500 errori nel Dna che possono scatenare la malattia, portando conseguenza più o meno gravi.
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Scritto da Martina Paolucci
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Martedì 02 Agosto 2011 09:00 |
Sono molte le persone che in alcuni momenti della propria vita vivono particolari stati d'ansia, ma parlando di individui realmente affetti da ansia si può attestare che almeno un terzo della popolazione mondiale è affetto da questo disturbo o potenzialmente soggetto ad esso in futuro. Solitamente l'ansia è una normale reazione del cervello che sviluppa un sistema di difesa rispetto a minacce esterne che, in alcuni casi, può divenire patologica mostrandosi come difetto di personalità che va a influire sulle relazioni sociali. L'ultima ricerca in materia, opera dei ricercatori dell'IRCCS Medea di San Vito al Tagliamento in collaborazione con i colleghi dell'Università di Udine e di Verona, pubblicata sulla rivista Psychological Medicine, sostiene che gli stati d'ansia possono dipendere da difficoltà di comunicazione tra alcune aree del nostro cervello.
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