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Dormire male può danneggiare la memoria |
Benessere - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Giovedì 28 Luglio 2011 19:00 |
Il sonnellino ristoratore del pomeriggio spesso rinvigorisce il nostro organismo e gli dona un po' di energia, ma come ricordano spesso i medici (e le nonne), dormire e farlo bene durante le ore notturne è molto più che fondamentale. Ad aggiungere un motivo in più per non trascurare questa importante parte della giornata ci pensano i ricercatori dell'Università di Stanford che, studiando delle cavie da laboratorio, hanno concluso che dormire male può nuocere gravemente alla nostra memoria, rovinando i nostri ricordi, anche quelli più belli.
A risultare compromessa da cattive abitudini notturne è la capacità di fissare i ricordi, di tenerli a mente per quando, un giorno, avremo modo di raccontare la nostra infanzia, adolescenza, età adulta ai nostri nipoti o, perchè no, anche ai pronipoti. La ricerca degli studiosi americani è stata pubblicata dalla rivista PNAS, Proceeding of the National Academy of Science. Lo studio degli esperti d'oltreoceano è alle prima armi, ma le premesse sono una buona partenza verso analisi più approfondite della mente umana, dei suoi meccanismi e funzionamenti, di quelli che ancora oggi sono segreti mai svelati all'uomo. Potrebbe anche rivelarsi un utile strumento per la scoperta di cure maggiormente efficaci per malattie croniche degenerative come, ad esempio, l'Alzheimer, nota proprio per la perdita dei ricordi, prima i più recenti e via via tutti, anche quelli infantili. Spiegano gli esperti americani che l'interruzione del sonno potrebbe andare ad interferire con alcune funzioni cerebrali, principalmente quelle che fanno sì che la nostra mente riconosca gli oggetti familiari. Queste funzioni, infatti, si svolgono nella fase più profonda del sonno, quando la mente passa in rassegna tutte le attività del giorno per immagazzinarle nei rispettivi e consoni cassetti. Un'interruzione del sonno in questi momenti può risultare fatale per alcuni momenti della giornata che rischiano di essere persi per sempre. Come sottolineano gli autori della ricerca, infatti, la continuità del sonno è uno dei fattori che agiscono e portano a determinate condizioni patologiche come l'Alzheimer o altri deficit cognitivi attribuiti all'età del paziente. |
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