Il 40% degli italiani è a rischio di stress ossidativo, patologia causata da uso di alcol, da sovrappeso e sport eccessivo; questo è quello che è stato discusso ieri a Genova presso Villa Spinola, nel corso del convegno presidiato dal medico e biochimico Eugenio Luigi Iorio, “Lo stress ossidativo, danno cellulare ed ipossia. Invecchiamento e prevenzione”, organizzato e promosso da Eurodream s.r.l. in collaborazione con il laboratorio di analisi EMOLAB.

L’evento ha offerto a relatori e partecipanti, la possibilità di fare il punto della situazione sullo su questo argomento, definito ormai come un fattore emergente di rischio per la nostra salute.

Da una ricerca condotta dalla University of East Anglia's School of Medicine (Regno Unito), guidato da Andrew Hart e presentato sabato al Digestive Disease Week conference di New Orleans (Stati Uniti), è emerso che tre cucchiai di olio d'oliva al giorno aiutano a proteggere le pareti dell'intestino dagli effetti della colite ulcerosa, grazie al contenuto di acido oleico.

La ricerca è stata svolta su un campione di 25 mila persone, di età compresa tra i 40 e i 65 anni e in perfetta salute, che sono stati inseriti nello studio EPIC (European Prospective Investigation into Diet and Cancer, durato dal 1993 al 1997), durante il quale i ricercatori hanno annotato le loro abitudini alimentari per poter verificare nel corso degli anni l’incidenza della comparsa di ulcera.

I ricercatori dell'Università britannica di Warwick, sostengono che dormire poco può portare alla morte prematura. Le persone che dormono meno di sei ore al giorno hanno il 12% di probabilità di morire nell'arco di 25 anni rispetto a chi ha un sonno medio di 6/8 per a notte.

Per arrivare a questa conclusione che avrà allarmato moltissime di noi, sono stati considerati i dati incrociati di 1,5 milioni di persone e 16 diversi studi scientifici sul sonno.

I mammut, gli enormi pachidermi che popolavano la superficie terrestre durante l'era glaciale, non avevano solo la pelliccia come alleato per combattere il freddo: una mutazione dell'emoglobina presente nel loro sangue era la chiave per la sopravvivenza in quel clima ostile.

Un'equipe di ricercatori dell'Università canadese di Manitoba e dell'Australian Center for Ancient DNA è riuscita grazie a tecniche di ingegneria genetica, a sintetizzare l'emoglobina "antigelo" dei parenti estinti dei nostri elefanti.