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Scritto da Martina Paolucci
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Giovedì 26 Maggio 2011 08:00 |
Niente più farmaci per combattere l'emicrania, basta la convinzione di assumerli. Un gruppo di ricercatori tedeschi, incuriosito dai successi ottenuti sui pazienti tramite l'uso di placebo, si è avventurato nello studio del fenomeno, concludendo che qualche beneficio il placebo lo porta davvero. Lo studio è stato svolto su pazienti che partecipavano ai cosiddetti gruppi di controllo, gruppi di persone non trattate con farmaci, alle quali veniva semplicemente somministrato un placebo. I ricercatori ne hanno confrontato i datii con le analisi svolte su pazienti trattati mediante farmaci, e i risultati verranno pubblicati sul prossimo numero del Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics. Quanto emerge dallo studio è che il placebo agisce quasi come un vero farmaco, ottenendo risultati sorprendenti: trattamenti del genere sembrerebbero due volte e mezzo più efficaci delle terapie non-farmacologiche che prevedono cambi di stili di vita, metodi e tecniche di rilassamento e così via. Se ne trae il maggior beneficio soprattutto in casi di attacchi acuti di emicrania.
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Scritto da Martina Paolucci
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Mercoledì 25 Maggio 2011 16:24 |
Normalmente utilizzata nelle cucine orientali e spesso indicata come benefica dalla medicina ayurvedica indiana, la curcumina oggi suscita interesse anche nel campo della medicina cosiddetta tradizionale. Si è meritata l'attenzione della University of Michigan Comprehensive Cancer Center in quanto sarebbe di grande aiuto nella lotta ai tumori. I ricercatori hanno pubblicato i risultati del loro studio nella rivista Archives of Otolaryngology - Nead and Neck Surgery, con i quali dimostrano le proprietà benefiche di questa spezia. Il merito che le viene attribuito suscita grande ammirazione: la curcuma riuscirebbe ad abbassare le difese immunitarie delle cellule tumorali che si proteggono dalla chemioterapia, rendendo le cellule più sensibili e la terapia più efficace. L'uso della spezia consentirebbe di ridurre di ben quattro volte i dosaggi di chemioterapici necessari ad ottenere un effetto curativo contro il tumore.
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Scritto da Martina Paolucci
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Mercoledì 25 Maggio 2011 07:00 |
La morte di un'anziana tedesca ha fatto scattare l'allarme per un'epidemia causata da un batterio fecale in grado di provocare emorragie nell'apparato digerente. La donna, 83enne, è morta il 21 maggio, ed era stata ricoverata alcuni giorni prima, il 15 maggio, per coliti emorragiche. Gli esami sulla donna, analizzati in laboratorio, hanno dato esito positivo rispetto alla presenza di Escherichia Coli (Eceh). La comunicazione ufficiale è stata data dal Ministero della Sanità della Bassa Sassonia. Il Ministero ha tenuto anche a specificare che sono in atto accurate indagini per stabilire con certezza le cause della morte della donna e per valutare la natura degli oltre 200 casi registrati in Germania. A vigilare su malattie di questo tipo e a monitorare lo sviluppo, in particolare, di questa possibile epidemia, l'Istituto Robert-Koch (Rki).
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Scritto da Martina Paolucci
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Martedì 24 Maggio 2011 11:00 |
Chi sostiene che ogni parte del nostro corpo vive solo per se stessa e non influenza il funzionamento delle altre sbaglia di grosso. A darne ulteriore dimostrazione, oggi arriva uno studio effettuato dai ricercatori della Louisiana State University Health Sciences Center di Shreveport, negli Stati Uniti, che hanno presentato i propri lavori durante la 111° Assemblea generale della Società Americana di Microbiologia. Il team, guidato da Traci Testerman, sostiene che vi sia un collegamento tra la presenza nello stomaco dell 'Helicobacter Pylori, il batterio responsabile dell'ulcera, e l'insorgenza del morbo di Parkinson. Una possibile correlazione tra il batterio e la malattia degenerativa era già stata intuita negli anni Sessanta, ancora prima che la presenza dell'Helicobacter Pylori fosse collegata allo sviluppo dell'ulcera. L'esperimento dei ricercatori americani è stato condotto su cavie da laboratorio appositamente infettati dal batterio. Dalla monitoraggio della loro crescita gli studiosi hanno potuto trarre importanti conclusioni.
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Scritto da Martina Paolucci
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Lunedì 23 Maggio 2011 08:00 |
Niente più antidolorifici, a diminuire il dolore ci pensano le braccia. In che modo? Semplicemente incrociandole al petto, proprio come quando si è arrabbiati o si vuol dimostrare la fermezza della propria posizione. Lo studio, svolto dai ricercatori dell'Università degli Studi Milano-Bicocca e dell'University College di Londra, pubblicato sulla rivista Pain, rivelano come questo semplice gesto può diminuire la percezione del dolore.La ricerca è stata effettuata su venti volontari ai quali sono stati provocati dolori, con l'intenzione di misurarne l'intensità percepita. I risultati dicono che con le braccia incorciate gli stimoli dolorosi percepiti sono meno intensi, probabilmente a causa di una difficoltà del cervello a localizzare la provenienza del dolore.
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