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Un farmaco contro l'alcolismo |
Benessere - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Venerdì 20 Maggio 2011 10:15 |
Si chiama Acamprosato, ed è in circolazione già da 20 anni in 40 diversi paesi. Oggi, nel 2011, anche in Italia viene messo a disposizione di chi dipende dall'alcol, a spese del Servizio Sanitario Nazionale. Nel nostro paese ne soffrono un milione e mezzo di persone, di cui solo 100mila si sono sottoposte a trattamenti terapeutici per stroncare la dipendenza. E di questi 100mila, solo 23mila assumono farmaci. L'Acamprosato è un neuromodulatore specifico che aiuta a stabilizzare il bisogno di alcol del paziente, favorendo la costanza dell'astinenza dal bere: va ad agire direttamente sul desiderio di assumere alcol diminuendo così l'incidenza, l'importanza e la frequenza delle ricadute.
La dipendenza dall'alcol deve essere curata, perchè oltre a creare danni al bevitore in primis - l'alcol è una sostanza tossica - , ne crea anche a quelli che gli sono accanto, soprattutto la famiglia. L'alcol innesca comportamenti violenti quali abusi, abbandoni, perdita di opportunità sociali, grande difficoltà con i legami affettivi e le relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e in strada. Addirittura possono portare all'omicidio o al suicidio: un omicidio su 4 e un suicidio su 6 possono essere ricondotti a comportamenti legati all'abuso di bevande alcoliche. Un costo sociale che nel 2010 ha raggiunto quota 3,5% del PIL italiano. I dipendenti dall'alcol sono tanti, troppi. In Italia se ne contano un milione e mezzo, di cui 20mila l'anno muoiono per cause totalmente o parzialmente legate all'alcol. La maggioranza delle vittime è composta da uomini, 13mila, contro una cifra pur sempre alta che riguarda la componente femminile: 7mila. Il dato più sconcertante è che, prendendo in esame pazienti dai 15 anni in su, l'alcol risulta essere la prima causa di morte tra i giovani fino ai 24 anni. Mauro Ceccanti, professore del Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio, spiega che i dati epidemiologici a disposizione della struttura mostrano come una notevole parte della popolazione italiana abbia disturbi e patologie legate all'uso di alcol ma aggiunge che "quello che è poco noto è che le persone che condividono gli effetti dell'azione dell'alcol e vengono, pertanto, definite 'alcolisti' o 'alcol dipendenti', sono il prodotto di una complessa interazione ambiente-genotipo, in cui l'alcol è l'unico elemento sicuramente comune. Questo", continua Ceccanti, "ha sempre comportato una difficoltà nell'individuazione di terapie farmacologiche efficaci quando si è tentato di intervenire sulla dipendenza, senza considerare le differenze dei fattori genetici e ambientali che intervengono nella genesi di quello che noi chiamiamo 'alcolista' ". Insomma, non di tutta l'erba si può fare un fascio. Questo farmaco, sempre secondo il professore, avrebbe grandi potenzialità in quanto, diminuendo la frequenza delle ricadute, andrebbe ad incidere anche sulle patologie legate alla dipendenza. L'Acamprosato, utilizzato in un quadro più ampio che preveda un supporto psicosociale e psicoterapeutico, non dà assuefazione e non vi sono pericoli di abuso nè di astinenza una volta terminata l'assunzione. Inoltre, non potenzia l'effetto dell'alcol se viene assunto nel periodo del trattamento, non modifica lo stato psichico dell'individuo e non dà problema alcuno nell'interazione con altri farmaci utilizzati dai pazienti alcolisti. Alfio Lucchini, psichiatra, direttore del Dipartimento Dipendenze dell'Asl Milano 2, spiega che "la terapia farmacologica costituisce un valido aiuto al sostegno psicoterapeutico, per ottenere un buon risultato nel trattamento di un paziente alcol dipendente". |
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