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In Italia il 70,7% dei ginecologi è obiettore: a rischio la legge 194 |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Angela Messina Lunedì 24 Ottobre 2011 09:10 | |||
In Italia, nell'arco di 5 anni, potrebbe non essere più possibile abortire, poichè circa il 70,7 % dei ginecologi è obiettore di coscienza. La legge 194, che da 30 anni rende legale l'interruzione volontaria di gravidanza, è a rischio. La denuncia arriva dalla Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l'applicazione della 194).
E per i medici che continuano a permettere gli aborti la situazione si fa sempre più difficile, in quanto vengono emarginati, vessati, costretti a fare soltanto aborti e a turni massacranti, penalizzati nella carriera. È anche per questo, oltre che per ovvia libera scelta, che molti nuovi assunti degli ospedali fanno obiezione di coscienza. Inoltre, sottolinea la Laiga, nelle scuole di specializzazione non si insegna più come praticare un'interruzione di gravidanza, e i ginecologi spesso imparano solo l'uno dall'altro. Il presidente della Laiga, Silvana Agatone, segnala che molti non obiettori dell’associazione nel giro di cinque anni andranno in pensione e che ora non sono più di 150. Dunque nell'arco di 5 anni potrebbe non essere più possibile abortire in Italia. Nonostante la legge, dalla sua approvazione, abbia azzerato mortalità e morbilità legate alle pratiche clandestine, ed il numero degli aborti, in Italia, si sia praticamente dimezzato, gli attacchi a questa legge non si contano. Una delle armi più efficaci per impedirne l'applicazione è l'obiezione di coscienza e si è arrivati al punto che ci sono ginecologi obiettori perfino nei consultori. La Laiga ha organizzato un convegno a Roma che vede uniti, per la prima volta, i ginecologi non obiettori che non vogliono lasciare sole le donne che, quando decidono di abortire si trovano in una zona grigia segnata dai sensi di colpa indotti dalla società. In Italia, intanto, gli aborti entro le 12 settimane stanno diminuendo di anno in anno (52,3% in meno rispetto al 1983), mentre crescono invece quelli terapeutici, dovuti alla diagnosi di una malformazione del feto. I numeri non sono però certi, perché tantissime donne si rivolgono all'estero per questo tipo di operazione.
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