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Un esame del sangue per diagnosticare la celiachia |
Benessere - Articoli | |||
Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 15 Gennaio 2014 10:01 | |||
L’attuale diagnosi della malattia celiaca è limitata dalla necessità di biopsie intestinali e dall'assumere glutine da parte dei pazienti, per le persone che seguono una dieta senza glutine, senza una diagnosi formale, un test affidabile per la celiachia impone di consumare di nuovo del glutine, cosa spesso sgradevole e difficoltosa.
Ora però avere una diagnosi di celiachia potrebbe essere più facile e veloce: è stato creato un test del sangue, testato per la prima volta su 48 persone dagli studiosi del Walter and Eliza Hall Institute, in Australia, che hanno pubblicato i risultati in un articolo sulla rivista "Clinical and Experimental Immunology".
Questo nuovo test, come spiega il dottor Jason Tye-Din, che ha condotto la ricerca, ha dimostrato di essere accurato, da risposte entro le 24 ore e limita l'assunzione del glutine da parte del paziente a soli tre giorni, a differenza della biopsia intestinale che la richiede invece per settimane o mesi.
Il test è basato sul rilascio di citochine (cellule che indicano un'infiammazione ), è altamente predittivo della celiachia, gli studiosi hanno infatti osservato che dava risultati positivi in chi era celiaco conclamato mentre risulta essere negativi in chi non soffriva di intolleranza al glutine.
Per poter essere definitivamente validata, questa nuova metodica dovrà essere prima testata su più larga scala.
Il glutine è una proteina che è in molti cereali, come frumento, segale, farro, orzo e tutti i prodotti come i biscotti preparati con le farine.
I celiaci devono fare attenzione anche alla contaminazione degli oggetti utilizzati in cucina che non siano a contatto con il cibo contenente glutine.
Il nuovo esame analizza non solo in modo rapido le proteine coinvolte nel processo di digestione del glutine, ma soprattutto è molto preciso in quanto, durante le fasi di test condotte su 48 partecipanti, ha sempre avuto esito negativo quando effettivamente il paziente era sano.
Secondo alcune teorie sembrerebbe che la celiachia si sia manifestata quando l’uomo ha abbandonato la dieta a base di carne e frutta secca per un’altra a base di grassi e grano.
Negli ultimi anni, si è scoperto molto di più su questa malattia e su come trattarla: è una patologia autoimmunitaria che genera intolleranza al glutine contenuto nei chicchi di molti cereali e formato da glutenina e gliadina.
Quest’ultima è la componente tossica, presente in frumento, segale, orzo, avena e triticale, ma non in riso e mais.
Un celiaco non può mangiare tutto ciò che contiene gliadina (pane, pasta, pizza, biscotti) perché il suo organismo è incapace di digerirlo e assorbirlo e si scatenerebbe inevitabilmente una reazione immunitaria importante a livello intestinale, oltre al danno di una malnutrizione data l’impossibilità di assorbimento degli alimenti.
La celiachia è una malattia genetica, ma ci sono anche fattori esterni che possono scatenare lo sviluppo dell’allergia, come ad esempio una gravidanza, un’infezione virale o anche un forte stress.
Anche lo stile alimentare e la quantità di glutine presente nella propria dieta può influire sulla comparsa della celiachia.
L’intolleranza al glutine è un problema sempre più diffuso: oggi in Italia la celiachia colpisce una persona su 100, mentre le nuove diagnosi si aggirano intorno alle 85mila all’anno.
Tra i diversi sintomi vi possono essere: nei bambini, un arresto della crescita durante lo svezzamento, in tutti, dissenteria, vomito, gonfiore addominale, senso di debolezza o spossatezza, perdita di peso, anemia e turbe dell’umore.
Un test che semplifichi la diagnosi per i pazienti è probabile possa migliorare significativamente l’individuazione della malattia. Questo nuovo approccio diagnostico è incoraggiante.
La speranza è che studi più grandi possano convalidare questi risultati e stabilire il suo ruolo nella diagnosi della malattia celiaca, con la possibilità di evitare del tutto le biopsie intestinali.
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