Dal rapporto Osservasalute 2009, di cui abbiamo parlato per quanto riguarda l'utilizzo di antidepressivi, presentato alla Cattolica di Roma, viene fuori che il divario Nord-Sud sul fronte della sanità si allarga.

Una profonda differenza sia di spesa sia di gradimento del servizio sanitario Nazionale è evidentissima tra le regioni del Sud e quelle del Nord, in quanto nel meridione si spende di più ma purtroppo il sevizio è carente e il cittadino sempre più insoddisfatto.

Secondo un recente studio, condotto dai  ricercatori finlandesi del Dipartimento di Biochimica e Chimica alimentare presso l'Università di Turku e pubblicato sulle pagine dell’European Journal of Clinical Nutrition, si è scoperto che, un consumo adeguato di bacche e frutti di bosco protegge dal rischio d’infiammazione, malattie del fegato e dalla sindrome metabolica.

Lo studio è stato condotto analizzando gli effetti dei frutti di bosco, tra cui mirtilli, ribes e olivello spinoso scoprendo così che un consumo quotidiano di questi riduceva del 23% i livelli di un enzima detto alanina amino transferasi (ALT), che è noto per essere un marker della steatosi epatica non alcolica.

Abbiamo visto qualche tempo fa come per molti italiani accedere ai servizi per la salute sia troppo caro. Sembra però che la crisi non sia arrivata nel settore degli antidepressivi, che vedono un aumento netto di ben tre volte tanto rispetto al periodo che va dal 2000 al 2008.

Secondo la settima edizione del rapporto Osservasalute il numero di persone che fa uso di antidepressivi è aumentato del 310% negli ultimi otto anni. Numero significativo che mostra la nuova realtà italiana legata alla depressione e all'uso di farmaci per combatterla, dove i malati aumentano oppure più semplicemente vengono diagnosticati i disagi depressivi con maggiore attenzione rispetto al passato.

Continua lo studio italiano per terminare il vaccino sulla cura dei pazienti operati per metastasi da melanoma. Saranno 50 le persone che prenderanno parte allo studio pilota che ha visto conclusa la prima parte con il vaccino combinato con chemio.

La seconda parte si prevede che terminerà in tempi brevi, considerando almeno quattro anni dall'inizio dell'osservazione. Il buon esito di questa sperimentazione potrà permettere di utilizzare il vaccino come prevenzione nei casi di tumori con alto rischio di recidiva. Per partecipare al protocollo bisognerà non presentare nel dopo intervento alcun segno di metastasi e solo a chi risulterà positivo all'antigene di istocompatibilità HLA-A*0201, presente in circa il 45%degli italiani.