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Toscana/ Pap-Test: due mesi per avere i referti, poca efficienza del protocollo |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Mary Lunedì 21 Luglio 2014 07:30 | |||
La Toscana è una delle poche regioni italiane ad essersi dotata, per le donne in stato di gravidanza, di un protocollo specifico di screening che guida la paziente settimana dopo settimana attraverso il percorso dei controlli diagnostici da effettuare. Bravi, evviva. Alla dodicesima settimana, ecco il Pap-Test. Il cui referto, però, poi, almeno nella Asl 10 di Firenze arriva dopo due mesi circa, ovvero quando la donna si trova ormai circa alla ventesima settimana.
Dunque, che efficienza dimostra un protocollo che, potenzialmente, pone una donna dinanzi a una scelta che può essere drammatica così in là col tempo di gestazione? A domandarselo, a seguito della segnalazione ricevuta da una signora e di suo marito, è il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (FI) che, sull’argomento, presenta un'interrogazione per chiedere alla giunta regionale di rivedere i modelli organizzativi in maniera da rendere il protocollo non solo esistente, ma anche funzionale. "E’ evidente – scrive Mugnai nella sua interrogazione – quanta differenza possa fare soprattutto per la donna, da un punto di vista sia fisico che psicoemotivo, trovarsi a dover interrompere una gravidanza a 3 piuttosto che a 5 mesi. In caso l’esame rilevi problemi e si giunga a diagnosticare un carcinoma, la madre di vede infatti costretta a dover scegliere tra il praticare una chemioterapia o portare avanti la gravidanza". Eppure, a quanto pare: "A quanto ci viene riferito dalla signora che ieri si è sottoposta al prelievo presso il distretto Asl 10 di Scandicci – spiega il Vicepresidente della Commissione sanità anche nel suo atto, con il quale chiede alla giunta risposta in forma scritta – l’Urp dell’azienda sanitaria fiorentina avrebbe spiegato che i campioni di pazienti in gravidanza vengono tutti inviati in regime d’urgenza il giorno stesso del prelievo, ma che il ritardo nella refertazione sarebbe addebitabile all’ISPO. Per altro, a seguito della prestazione non verrebbe rilasciata nessuna attestazione cartacea che aiuti, eventualmente, a tracciare o conoscere lo stato dell’esame, né un recapito a cui chiedere informazioni. Bisogna aspettare e basta". La conclusione di Mugnai è chiara: "Al solito: si è stilato un protocollo per appuntarsi un fiorellino all’occhiello, ma non si è pensato a dargli gambe. Per questo non abbiamo dubbi: c’è da rivedere l’organizzazione".
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