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Un terzo delle donne europee ha subìto violenza psicologica, fisica o sessuale |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Letizia Perugia Venerdì 07 Marzo 2014 13:27 | |||
La prima ricerca, fatta dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA), effettuata sui 28 paesi, mostra che le donne europee sono molto esposte alla violenza, psicologica, fisica sessuale.
Sono state intervistate un campione di 42 mila donne, 1500 per ciascuno dei 27 stati, a cui si aggiunge il Lussemburgo, 900, la ricerca è stata voluta dalla presidenza spagnola della Consiglio d’europa nel 2010 e dal Parlamento Europeo.
I dati mostrano che esiste un’estesa violazione dei diritti umani nei paesi dell'Unione: il 33 % delle donne in Europa ha subìto violenza fisica e sessuale dall’età di 15 anni, sono 62 milioni di donne, nel 22% dei casi si è trattato di violenza da parte del partner, assistita anche dai bambini (73%). L'8% di donne l'ha subita nell’ultimo anno, solo un terzo ha contattato la polizia o ha chiesto aiuto ad altri servizi sul territorio, percentuale che scende ancora quando non si è trattato di violenza da parte del compagno o marito. La violenza psicologica subìta dal partner è ancora più alta, raggiungendo il 43% e comprende, violenza economica, impedimento alla libertà di movimento, controllo, minacce. Il 18% ha subìto stalking, il 22 % delle ragazze dai 18 ai 29 anni ha subito molestie sul web, il 5% uno stupro (sono 9 milioni di donne, più della popolazione di Austria o Danimarca). Sono presenti alti livelli di abusi anche durante l’infanzia, nei 28 paesi europei il 27% di donne sono state abusate prima dei 15 anni, nel 97% dei casi di violenza sessuale il molestatore era di sesso maschile, diverso il caso della violenza fisica, dove è quasi equamente ripartita tra i sessi, con una prevalenza maschile. Le donne che hanno subito una qualsiasi forma di violenza, sessuale o no dall’età di 15 anni sono in Italia il 27%, in Spagna il 22%, in Danimarca il 52%, in Finlandia il 47%, in Svezia il 46%, in Olanda il 45%. Più elevata che in Italia anche la violenza in Francia (44%), in Germania (35%) e Gran Bretagna (44%). Ci sono alcune considerazioni da fare: in alcuni paesi può essere più o meno accettato culturalmente parlare di violenza contro le donne, in società in cui la violenza nelle relazioni intime è considerata un fatto privato, la violenza difficilmente è raccontata a famigliari o amici e raramente denunciata alla polizia.
Questa reticenza può aver inibito alcuni degli intervistati, inoltre l’uguaglianza di genere nella società, come quella sperimentata nei paesi Scandinavi può portare a un più alto livello di consapevolezza della violenza contro le donne. Sono presenti altri fattori che influenzano i risultati: se sono paesi molto urbanizzati (nelle città i tassi di violenza sono qui più alti) se c’è un problema di alcolismo, se le donne entrano nel mercato del lavoro presto per lasciarlo tardi. Ci sono però differenze tra i numeri rilasciati da Fra e le statistiche ufficiali italiane: quella dell’Istat, la prima sul tema della violenza di genere condotta in Italia ha registrato che le donne che subiscono violenza nel corso della loro vita sono un terzo della popolazione.
Nella ricerca non sono incluse le minacce, con le minacce la percenutale sale al 29%, lo spiega Sami Nevala, Fra, ha raccolto i dati della ricerca. La differenza con il 33% delle statistiche italiane non è significativa. Il 98% delle danesi conosce almeno tre organizzazioni che supportano le donne, nei paesi mediterranei questa percentuale crolla, ci aiuta a capire come la consapevolezza sia cruciale su questo tema. Tra le più alte è la percentuale italiana di donne che pensano che la violenza di genere sia comune nel proprio paese, il 92%. La violenza contro le donne non riguarda purtroppo solo una minoranza, ma influenza la società nel suo complesso, per questo, politici, società civile, medici, forze di polizia devono rivedere le proprie procedure di intervento per affrontare la violenza contro le donne in tutti gli ambiti. Gli strumenti di intervento devono essere aggiornati su un nuovo livello e tra le raccomandazioni che Fra fa all'Ue è l’adozione della convenzione di Istanbul (che l’Italia ha già ratificato) e interventi in campo educativo, del lavoro, sanitario, e sulla comunicazione.
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