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Scoperta nuova tecnica di clonazione umana |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Giorgia Marchesi Venerdì 07 Ottobre 2011 15:15 | |||
Un passo avanti nelmondo della genetica grazie alla scoperta effettuata dai ricercatori del New York Stem Cell Foundation Laboratory che hanno sperimentato la riproduzione delle cellule staminali attraverso la clonazione. Negli ultimi anni si stanno intensificando gli studi sulle cellule staminali: cellule primitive che possono trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo andando a sostituire cellule malate, riparando tessuti o riproducendo organi. Il passo avanti è l’applicazione di una tecnica di clonazione attraverso il trasferimento nucleare di cellule somatiche per ricreare cellule staminali embrionali.
Gli studiosi coordinati da Dieter Egli e Scott Noggle, hanno estratto il Dna dal tessuto epiteliale di un paziente e l’hanno iniettato in un ovocita non fecondato. L’obiettivo, raggiunto con successo, è stato ricreare cellule staminali con lo stesso Dna del paziente che ha donato l’epitelio. Sebbene le cellule si siano perfettamente riprodotte, la sequenza cromosomica anziché essere la classica doppia elica è formata da una tripletta. L’esito è stato per questo ritenuto irrilevante dal punto di vista clinico, almeno secondo alcuni sperimentatori di New York. Infatti, come nei trapianti di organo, si rischia il rigetto; per evitare ciò bisognerebbe eliminare il rischio di ottenere l’anomalia cromosomica e quindi l’incompatibilità. Da un lato, tuttavia, Dieter afferma che «il risultato dimostra davvero che gli ostacoli tecnici possono essere superati», dall’altro si contrappongono i toni cauti di Robert Lanza, direttore scientifico dell’Advanced Cell Technology:«Le uova umane hanno fatto davvero una magia! Ma il metodo non è mai stato provato prima e non ha nessuna rilevanza clinica poiché le cellule staminali prodotte, con il loro set extra di cromosomi, non sono compatibili con il tessuto del paziente». Come fare per riuscire a renderlo compatibile? Magari estraendo il DNA (corredo genetico) dal nucleo dell’ovocita; ma questo a sua volta rischierebbe di far saltare il processo di duplicazione cellulare e quindi non ottenere le cellule staminali pluripotenti. Lo studio, pubblicato su Nature, è uno studio importante, che ha bisogno di ulteriori ricerche per ovviare a tutti questi problemi, ma c’è da riconoscere l’impegno degli studiosi. I risultati ottenuti sono una novità per la comunità scientifica che in passato aveva avuto esiti inefficienti da altre sperimentazioni. La nascita della pecora Dolly nel 1997 ha dimostrato che è possibile mettere il Dna di un adulto in una cellula uovo per creare un clone, ma i tentativi di tutti questi anni hanno confermato le difficoltà di raggiungere quest’obiettivo per fini terapeutici. La scoperta ha rimesso in circolo le polemiche etico-religiose che rinnegano l’utilizzo di queste tecniche: dalle manipolazioni di ovuli non fecondati alla riproduzione in vitro della vita, qualsiasi sia la sua forma. Oggi, le voci di opposizione si sono ridimensionate rispetto al ’97 tanto da azzardare l’ipotesi di una futura accettazione della clonazione nell’ambito stesso della Chiesa Cattolica.
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