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I nostri ricordi sono divisi in micropacchetti |
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Scritto da Giorgia Marchesi Giovedì 29 Settembre 2011 10:47 | |||
Il nostro cervello è una fonte inesauribie di scoperte e l'ultima riguarda il modo in cui i nostri ricordi sono divisi. May-Britt Moser e Edvard Moser del Kavli Institute for Systems Neuroscience (università di scienza e tecnologia norvegese), insieme al loro staff, hanno cercato di capire come funziona l’organizzazione dei nostri ricordi, partendo dal domandarsi come riusciamo a riconoscere il posto dove ci troviamo appena svegli.
Per farlo hanno passato diverso tempo addestrando alcuni topi di laboratorio: gli scienziati hanno preparato un ambiente che era possibile illuminare in due maniere diverse, e allenato i topi a credere che un diverso schema di illuminazione caratterizzasse una stanza diversa. In pratica, se era attivo lo schema di illuminazione A, il topo credeva di trovarsi nella stanza A; quando invece era attivo lo schema di illuminazione B, il topo credeva di trovarsi in una fantomatica stanza B, quando invece si trovava sempre nella A, soltanto illuminata in modo diverso. Una volta assicuratisi, grazie al controllo dell'attività elettrica dei cervelli dei topi, che questi fossero davvero convinti di cambiare stanza al cambiare della luce, è iniziata la seconda fase dell'esperimento. È stato fatto credere ai topi che venivano teletrasportati istantaneamente da una stanza all'altra, agendo sull'interruttore dell'illuminazione: un attimo prima era attivo lo schema A, e dunque i topi credevano di essere nella stanza A; un attimo dopo era attivo lo schema B, e nei cervelli dei topi capitava qualcosa. Questo qualcosa è stato riconosciuto come l'attività del cervello che pescava dai ricordi la mappa relativa alla seconda stanza, per fornire al topo le informazioni necessarie affinché riconoscesse il luogo. In pochi attimi, veniva registrata una mappa mentale dei diversi ambienti, al momento del teletrasporto veniva aperta, quasi istantaneamente, senza creare confusione con l’altro ricordo. Da quì la consapevolezza che erano in grado di memorizzare 125 millisecondi di attimi di vita, creando dei micropacchetti di memoria, che non andavano in confusione tra loro, ma che rimanevano ben distinti e separati, venendo utilizzati solo nel momento del bisogno.
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