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Donna in coma: l'azienda la licenzia |
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Scritto da Martina Paolucci Giovedì 14 Luglio 2011 11:50 | |||
La motivazione addotta dall'azienda che le dava lavoro recita: "la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva". Se la donna non fosse in stato vegetativo dal 2010 il caso non susciterebbe scalpore, ma essendo lei, Rosa, entrata in coma quattro mesi prima dell'ultimo dei suoi 4 parti per un aneurisma cerebrale l'anno scorso, senza esserne più uscita, la questione diventa decisamente più complessa.
Ora il licenziamento è in mano alla Filctem Cgil e all'Ufficio vertenze dello stesso sindacato, che stanno esaminando la questione per venirne a capo. Il 4 luglio 2011 la Nuova Termostampi di Lallio, per la quale Rosa ha lavorato 16 anni prima di entrare in coma, le ha notificato il licenziamento con una lettera: "Avendo effettuato 368 giorni di malattie nell'arco del periodo, lei ha superato il periodo di conservazione del posto di lavoro". Fin qui può anche passare, ma quello che il sindacato denuncia e che i familiari indicano come offensivo nei confronti della donna è la seconda parte del documento. Le righe successive dichiaravano che "comunque la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali. Per tutti i motivi sopra esposti, le notifichiamo pertanto la risoluzione del rapporto di lavoro tra noi in corso a far data dalla presente. Le sue spettanze di fine rapporto, comprensive dell'indennità sostitutiva del preavviso, le saranno liquidate, come di consueto, direttamente sul suo conto corrente entro l'11 luglio 2011". Poco prima il marito della donna aveva richiesto il godimento delle ferie e dei permessi maturati prima dello scadere del periodo di malattia consentito. L'uomo si dice indignato proprio perchè l'azienda non ha accettato la richiesta e chiede rispetto per i diritti della moglie: "Chiedo che se ne ha diritto venga riassunta: nulla di più". Più tecnico è il parere del segretario provinciale della Filctem Cgil di Bergamo che commenta ricordando che in casi analoghi "anche grazie alla sostanziale assenza di costi per il datore di lavoro, le aziende non hanno provveduto al licenziamento ma, al contrario, hanno mantenuto in essere il rapporto di lavoro. Mi pare di poter dire che l'azienda in questione abbia quanto meno sottovalutato la condizione difficilissima di una propria collaboratrice. Di attenzione al fattore umano qui proprio non si vede traccia". L'amministratore delegato dell'azienda si difende dalle accuse, e comunica che l'azienda intraprenderà tutte le azioni necessarie a tutelarsi. La vicenda, intanto, ha raggiungto anche il mondo politico, dove le reazioni indignate non sono mancate.
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