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Il tasso di povertà nei paesi Ocse è in aumento |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Angela Messina Giovedì 28 Aprile 2011 14:52 | |||
Il rapporto Doing Better for Families, proveniente dall'Ocse, mette in luce un lato oscuro della crescita economica e dello sviluppo: la crescente povertà dei bambini e delle famiglie deboli. Secondo l'Ocse sono 30 milioni nei Paesi rappresentati dall'organizzazione internazionale e l'Italia è ai primi posti in negativo. In particolare il tasso di povertà infantile nei Paesi Ocse è salito al 12,7%, pari a circa 30 milioni di bambini poveri.
Il dilemma italiano, evidenzia l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sta nel fatto che è molto difficile conciliare lavoro e figli ma, allo stesso tempo, un elevato tasso di occupazione dei genitori è cruciale per ridurre il rischio di povertà infantile. Per poter migliorare le condizioni di vita lavorativa e familiare è dunque necessario rafforzare le politiche per l'infanzia e per il lavoro che contribuiscono a rimuovere gli ostacoli all'occupazione femminile. Si parte proprio dal tasso di occupazione femminile che in Italia è pari al 48% (la media Ocse è pari al 59%). Anche sul fronte della fertilità le donne italiane si posizionano tra i fanalini di coda con il 24% circa delle nate nel 1965 che non ha avuto figli quando in Francia, per esempio, solo il 10% delle donne nate nello stesso anno non ha figli. Il tasso di povertà infantile in Italia è al 15%, al di sopra della media Ocse del 12,7%, in particolare, sono poveri l'88% dei bambini che vivono con un solo genitore disoccupato, il 79% di quelli che vivono con due genitori entrambi senza lavoro e il 22,5% di quelli che vivono in una famiglia di due genitori di cui solo uno lavora. A fronte di tutto questo la spesa rispetto al Pil non poteva che essere inferiore al resto dei 34 paesi Ocse: si tratta dell'1,4% del Pil del Belpaese speso per le famiglie con bambini, mentre nell'Ocse in media si spende il 2,2%. E anche le politiche non brillano per efficienza: i genitori che hanno un lavoro, spiega l'organizzazione, hanno diritto ad 11 mesi di congedo parentale retribuito di cui 5 mesi di maternità generalmente retribuiti al 100% dello stipendio, ma la retribuzione è bassa per il resto del congedo e la flessibilita' degli orari di lavoro svolge ancora un ruolo limitato nell'aiutare i genitori a conciliare lavoro e famiglia. L'Ocse, dunque, dopo i risultati evidenziati dal rapporto, raccomanda ai governi di: aiutare le famiglie a conciliare impegni di lavoro e di cura della casa e dei figli attraverso un sistema integrato di congedo, cura e sostegno sul posto di lavoro per i genitori di bambini piccoli; progettare sistemi di congedo parentale che incoraggino i padri a promuovere il loro impegno nelle responsabilità di custodia dei bambini; iniziare a investire nelle politiche per la famiglia, sostenere gli investimenti e garantire servizi di assistenza all'infanzia soprattutto per i bambini provenienti da famiglie povere.
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