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Leggere un romanzo può avere effetti benefici sul pensiero e cervello |
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Scritto da Letizia Perugia Lunedì 30 Dicembre 2013 13:58 | |||
Potremmo semplicemente chiamarla la rivincita dei libri: per quegli ormai pochi superstiti amanti della letteratura ci sono tuttavia buone notizie, leggere un romanzo fa bene alla mente e al cervello.
Gli scienziati della Emory University di Atlanta hanno appena pubblicato sulla rivista "Brain Connectivity" uno studio in cui si è dimostrato come la lettura di un romanzo comporti una accresciuta connettività in due zone del cervello note come “solco centrale” e “corteccia temporale sinistra”.
Per cercare di capire come la lettura influisca sulla mente e sul cervello, il neuroscienziato prof. Gregory Berns e colleghi hanno reclutato 21 studenti universitari che sono stati invitati a leggere un romanzo thriller di Robert Harris dal titolo “Pompei”, un romanzo ambientato nel 79 d.C. due giorni prima dell’eruzione del Vesuvio. Era importante, come spiega il prof. Berns, che il libro avesse una linea narrativa forte in modo che i partecipanti allo studio avrebbero letto un libro con una trama intrigante.
Dopo aver iniziato la lettura del romanzo, i partecipanti sono stati sottoposti a scansioni fMRI (la risonanza magnetica funzionale per immagini).
Lo studio è durato all’incirca 19 giorni. Durante i primi 5 giorni è stata eseguita fMRI sui cervelli degli studenti mentre questi erano in uno stato di riposo.
Dopo di che, nel corso di altri nove giorni, gli studenti hanno letto specifiche parti del romanzo finché non sono giunti alla fine.
Per verificare che avessero davvero letto il romanzo, i partecipanti sono stati anche sottoposti a una serie di quiz.
Terminata questa fase sono nuovamente stati oggetto di fMRI. I risultati degli esami hanno mostrato che la lettura di un romanzo provoca effetti duraturi nelle regioni del cervello responsabili del linguaggio e la ricettività e in quelle deputate alla creazione delle rappresentazioni sensoriali del corpo.
I ricercatori hanno poi osservato una accresciuta connettività nella corteccia temporale sinistra, che è un’area del cervello legata alla ricettività del linguaggio.
Il dott. Berns ha sottolineato che questa accresciuta connettività è rimasta tale anche se gli studenti non leggevano il libro mentre erano in fase di scansione cerebrale.
Questo processo ha anche un impatto sulle esperienze vissute dal cervello come, per esempio, il pensare di agire può attivare i neuroni che sono associati al movimento fisico nella corsa.
Una caratteristica da sempre prerogativa dei buoni romanzi è quella di saper fare identificare il lettore con il protagonista: un pò come calarsi nei suoi panni o, per dirla in altre parole, camminare con le sue scarpe, vivere le sue emozioni.
Queste modifiche biologiche sono state osservate ancora cinque giorni dopo che i partecipanti avevano smesso di leggere il romanzo.
Una buona lettura è davvero cibo per la mente e per il cervello perché non solo stimola la fantasia, la creatività e il pensiero, ma può davvero indurre cambiamenti biologici osservabili. In definitiva, leggere fa bene.
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