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Possibile ripresa dell'influenza aviaria |
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Scritto da Angela Messina Martedì 30 Agosto 2011 14:31 | |||
Da un po' di tempo non se ne sentiva parlare, ma ecco che arriva la notizia che l'influenza aviaria, di cui ormai siamo a conoscenza da alcuni anni, potrebbe tornare a fare vittime in molti paesi del mondo. L'allarme giunge dalla Food and Agriculture Organization (FAO) che chiede massima allerta contro un possibile ritorno del virus che negli anni precedenti ha seminato il panico.
Dalla sua apparizione nel 2003, il virus H5N1, ha provocato la morte di 331 persone su 565 risultate infette; il virus era poi sparito dalla maggior parte dei 63 paesi colpiti nel picco del 2006 dopo l'eliminazione di massa di pollame, ma dal 2008 ha ricominciato a espandersi sia tra i volatili d'allevamento che tra gli uccelli selvatici, in parte a causa degli schemi migratori. "La fine generale del progressivo declino osservato nel 2004-2008 potrebbe significare che ci sarà una ripresa dell'H5N1 in autunno e inverno", ha detto il capo veterinario della Fao, Juan Lubroth, in un comunicato. Lubroth ha detto che l'apparizione del ceppo variante del virus in Cina e Vietnam preoccupa, perché esso capace di aggirare le difese degli attuali vaccini. La circolazione del virus in Vietnam pone anche una minaccia diretta a Cambogia, Thailandia e Malaysia, come anche alla penisola coreana e al Giappone. L'ultimo decesso umano legato al virus risale ai giorni scorsi in Cambogia, che ha registrato otto casi di infezione umana nel 2011, tutti fatali. Tra gli ultimi paesi colpiti, dice l'agenzia, ci sono Israele (compresi i territori palestinesi), Bulgaria, Romania, Nepal e Mongolia. "Gli uccelli selvatici possono portare il virus, ma le azioni umane nella produzione e nel mercato del pollame lo diffondono", ha detto Lubroth. Il virus è rimasto endemico in sei Paesi, nonostante il numero dei focolai tra le popolazioni di pollame domestico ed uccelli selvatici sia diminuito costantemente, passando dal picco di 4000 casi l'anno, a soli 302 nel 2008. Ma da allora i focolai hanno ripreso ad aumentare progressivamente, con circa 800 casi registrati nel 2010-2011.
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