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Incinta dopo la chemioterapia: ecco la storia di Alessandra |
Gravidanza - Articoli |
Scritto da Angela Messina Mercoledì 05 Ottobre 2011 15:00 |
Solo pochi giorni fa vi abbiamo raccontato la storia Alberta, che è incinta dopo aver sconfitto un cancro al seno. Oggi vi raccontiamo un'altra storia a lieto fine, quella di Alessandra, che grazie a suo coraggio e alla sua tenacia, oggi è in dolce attesa dopo aver sconfitto una forma di talassemia. Alessandra, una torinese di 28 anni era talassemica dalla nascita e a 20 anni le hanno prelevato e congelato due frammenti di ovaie prima di sottoporla a un regime intensivo di chemioterapia che l'ha resa sterile. Un trattamento, questo, preliminare al trapianto di midollo eseguito al centro onco-ematologico del Regina Margherita, estrema terapia che l'aveva salvata da una forma grave forma di talassemia major che non rispondeva più alle terapie tradizionali e che l'avrebbe condannata.
Dopo otto anni, nonostante la chemioterapia ne avesse compromesso la capacità riproduttiva, i medici l'hanno di nuovo resa fertile, reimpiantandole i frammenti di ovaie conservati per tutto quel tempo nel congelatore. Quei due lembi di ovaio contenevano moltissimi follicoli, cioè potenziali ovociti, che si sono risvegliati, consentendole di poter restare incinta. Oggi Alessandra è al quarto mese di gravidanza e il suo caso è presentato in tutti i convegni nazionali sulla fecondazione artificiale perché ha solo 14 precedenti nel mondo. La particolarità sta nel fatto che nel 2003, quando le condizioni di salute della ragazza precipitarono, non c'era il tempo per una tradizionale stimolazione ormonale e il conseguente prelievo degli ovuli. Per garantirle la possibilità di diventare un giorno madre, c'era solo quella via, urgente ma anche dagli esiti incerti: prelevare direttamente una parte delle ovaie, e congelarla. Quando Alessandra, nella primavera del 2010, è stata considerata fuori pericolo e con il suo fidanzato ha desiderato un figlio, in frigo da 90 mesi l'attendevano quei due frammenti della sua fertilità perduta. A quel punto, è stata adottata dagli specialisti del Sant'Anna di Torino, del Progetto Fertisave fondato nel 2001 dal professor Marco Massobrio. In Italia, però, nessuno aveva mai tentato l'autotrapianto di tessuto ovarico. Gli specialisti torinesi, coordinati da Alberto Revelli, per approfondire le conoscenze su questa tecnica hanno dovuto fare il giro di quei quattordici centri al mondo, fermandosi soprattutto in Belgio nei quali era stato in precedenza azzardato quel percorso terapeutico. A organizzare tutte le fasi della complessa operazione, le ginecologhe Delle Piane, Salvagno e Dolfin, mentre la biologa Emanuela Molinari ha curato il processo di scongelamento dei tessuti. Per il reimpianto sono scesi in campo gli specialisti della Fisiopatologia della Riproduzione e della procreazione medicalmente assistita sotto la guida del dottor Gregori e della professoressa Chiara Benedetto. I medici hanno reimpiantato i frammenti ovarici in due interventi in laparascopia. Con la prima operazione è stata preparata la sede che avrebbe ospitato i tessuti; con il secondo, eseguito a tre mesi di distanza, i due frammenti di ovaio sono stati riposizionati e dopo alcuni mesi hanno attecchito. |
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