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Non festa della donna, discriminazione femminile: donne più brave però penallizzate |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Nena86 Martedì 08 Marzo 2016 21:28 | |||
8 marzo, festa della donna. Perché festa? Più che una festa si tratta di una commemorazione: era il 1908 quando un calzaturificio a New York prese fuoco, e le operaie, sigillate al suo interno come punizione per uno sciopero perirono tra le fiamme. Alcune femministe tuttavia, ritengono che sia una mera leggenda priva di fondamento storiografico, utilizzata per dare un senso, ormai perduto, a questa festa. Il simbolo della festa della donna è la mimosa dal momento che è uno dei pochi fiori che fioriscono nei primi giorni di marzo. Però, purtroppo, al giorno d’oggi assume un tono amaro questa “festa”, per delle persone troppo spesso maltrattate: donne complicate, certo, ma fiere di essere così terribilmente complicate, perché in quel loro modo di essere si celano esigenza di rispetto, di riconoscimento, di realizzazione, di pace, di amore, di scelta, di dialogo, di umanità.
Ancora oggi le donne italiane, che raggiungono risultati più brillanti rispetto ai colleghi maschi, sul mercato del lavoro scontano un’antica pena in termini non solo occupazionali e contrattuali, ma anche e soprattutto retributivi (studi dimostrano che in Europa le donne guadagnano in media il 17,8% in meno degli uomini ). Il divario di retribuzione tra uomini e donne ha un impatto significativo sul guadagno delle donne durante tutta la loro vita e anche sulle loro pensioni;l’ultimo rapporto 2015 stilato da Alma Diploma e Alma Laurea, per quanto riguarda il profilo di diplomati e laureati, sottolinea che le donne sono più brave degli uomini in qualsiasi percorso di studio, a parità di condizioni.
Quindi donne più brave a scuola, ma penalizzate al lavoro. Tuttavia, la Commissione europea ha proposto la strategia per promuovere le pari opportunità tra donne e uomini in Europa organizzando, ogni anno, una giornata europea della parità di retribuzione, per aumentare la consapevolezza circa il fatto che le donne continuano a guadagnare circa 18% cento in meno degli uomini nell’Unione Europea. Sono anche più regolari e studiano di più: il 38% dedica allo studio e ai compiti a casa più di 15 ore settimanali contro il 16% dei maschi. Fanno più stage durante gli studi: il 54% delle ragazze contro il 51% dei maschi.
Sono maggiormente impegnate in attività di carattere sociale: il 22% delle ragazze svolge attività di volontariato contro il 14% dei ragazzi. Nel tempo libero intraprendono più attività culturali: le svolgono il 55% delle femmine, in larga parte su iniziativa personale, contro il 41% dei loro colleghi. Si evidenzia però anche come tra laureati magistrali, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere si confermano: lavorano 83 donne e 90 uomini su cento. E il lavoro stabile diventa una prerogativa maschile: può contare su un posto sicuro ben il 77% degli occupati, contro il 64% delle occupate. In particolare, ha un contratto a tempo indeterminato il 44,5% delle donne rispetto al 56% degli uomini. È naturale, osserva il Rapporto, che queste differenze siano legate anche alle diverse scelte professionali maturate da uomini e donne; le seconde, infatti, tendono più frequentemente a inserirsi nel pubblico impiego e nel mondo dell’insegnamento, notoriamente in difficoltà nel garantire una rapida stabilizzazione contrattuale. Importante quanto emerge da un’elaborazione realizzata ad hoc per l'8 marzo dall'Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese: oltre 3mila donne "al volante" di camion e di tir, 2721 le donne fabbro, oltre 1230 le donne carrozziere e meccanico, oltre mille le donne che fanno i tappezzieri o restaurano mobili, 486 le donne idraulico, 375 i calzolai donne. Senza contare tutto l’impegno profuso per la famiglia e la casa. E ancora può esserci qualcuno che ci ritiene inferiori? Ma per favore.
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