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Donna: il suo cervello è "programmato" per sentire il pianto dei bambini |
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Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 08 Maggio 2013 11:47 | |||
Gianluca Esposito del Riken Brain Science Institute in Giappone e da Nicola de Pisapia dell'Università di Trento, hanno realizzato uno studio, pubblicato sulla rivista "Neuroreport", che ha dimostrato come il cervello delle donne sia programmato per mettersi in allerta con il pianto dei neonati.
I due esperti hanno chiesto, ad un campione di persone di entrambi i sessi, di ascoltare dei suoni tra cui il pianto di neonati affamati. Il tutto mentre i partecipanti erano assorti nelle proprie attività.
Gli sperimentatori registravano l'attività del loro cervello con la risonanza magnetica. Hanno osservato che erano "accesi" i circuiti nervosi del "mind wandering" (la mente che vaga). I ricercatori dichiarano di aver fatto ascoltare a uomini e donne stimoli acustici diversi tra cui dei pianti di bambini, nel frattempo registravano la loro attività cerebrale con la risonanza.
L'ascolto del pianto disattivava i circuiti del "mind wandering" nelle donne, ma non negli uomini: su questi ultimi, il pianto produceva minori effetti, mentre le donne erano distolte dai pensieri in cui erano assorte e immediatamente si concentravano sul pianto del neonato.
In studi precedenti, come spiega Esposito, si era constatato che il cervello delle donne reagiva al pianto attivando aree di allerta e di preparazione al movimento. Lo studio di Gianluca Esposito e Nicola de Pisapia ha però una novità: mostra che il pianto ha l'effetto di allertare immediatamente la donna, ma non i maschi.
Questo significa che l'evoluzione ha modellato reazioni diverse per i maschi rispetto alle femmine. Studi precedenti avevano dimostrato che la reazione del cervello umano al pianto di un lattante arriva nel tempo di un battito di ciglia, anche per chi non ha figli.
Il suono del pianto di un neonato ci mette cento millisecondi (ovvero, il tempo di un battito di ciglia) per attivare i centri emotivi del nostro cervello ed ottenere così una reazione istantanea.
L'essere umano, secondo questo precedente studio è invece programmato per reagire in maniera specifica e immediata al pianto di un bambino e la correlazione causa/effetto è stata analizzata da un team di Oxford guidato dalla dottoressa Christine Parsons.
Scannerizzando il cervello di 28 persone impegnate ad ascoltare una serie di urla diverse, è stato possibile valutarne la loro reazione, scoprendo come questa fosse decisamente più forte di fronte agli strepiti di un bimbo più che per altri tipi di suoni e che questo tipo di risposta valeva tanto per gli uomini quanto per le donne, indipendentemente dal fatto che avessero figli oppure no.
In precedenza lo stesso studio aveva anche evidenziato come il pianto di un bambino accelerasse e migliorasse le azioni umane, mentre un identico risultato non si otteneva se il disturbo sonoro era causato dal suono di un adulto in lacrime o dal canto acuto di un uccellino.
Secondo gli scienziati inglesi, proprio l’analisi di come il cervello di una persona senza particolari patologie risponda agli stimoli scatenati dal pianto di un bambino potrebbe far luce sulla depressione post-partum, che colpisce un sempre più elevato numero di donne.
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