Oggi l'argomento più trattato da giornali e televisioni è la povertà e il fatto che nel 2011, l'11,1% delle famiglie è risultato relativamente povero e il 5,2% lo è in modo completo. A sottolineare che una famiglia su 10 è a rischio povertà è l'Istat con il Rapporto La povertà in Italia. Numeri che coinvolgono oltre otto milioni di persone.

Molto significativo il fatto che ci sia stata una stabilità della povertà rispetto all'anno precedente, che deriva da un peggioramento della povertà relativa per le famiglie in cui non ci sono redditi da lavoro e in cui ci sono operai e da un contemporaneo miglioramento delle condizioni delle famiglie di impiegati e dirigenti. La povertà assoluta riguarda le famiglie dove la persona di riferimento si è ritirata dal lavoro, soprattutto se non ci sono redditi da lavoro e almeno un componente in cerca di occupazione.

Un aumento nelle famiglie con titoli di studio e o professionali bassi. peggiora poi la situazione delle famiglie con un figlio minore e questo sia per la povertà relativa che assoluta. Soprattutto nel Mezzogiorno si registra l'aumento della povertà relativa, soprattutto nelle famiglie più numerose. Torna quindi la correlazione tra povertà, bassi livelli di lavoro e istruzione ed esclusione dal mercato lavorativo.

Si posizionano su valori dell'incidenza di povertà inferiori al 6% la Toscana, l'Emilia Romagna e le Marche (5,2%), il Friuli Venezia Giulia (5,4%) e il Piemonte (5,9%). Escluso l'Abruzzo, dove il valore dell'incidenza di povertà non è statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. Le famiglie più indigenti sono in Sicilia (27,3%) e Calabria (26,2%), dove sono povere oltre un quarto delle famiglie.