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Donna anoressica vuole lasciarsi morire, ma il giudice decide per l'alimentazione forzata |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Angela Messina Lunedì 18 Giugno 2012 14:51 | |||
Lei ha 32 anni ed è una donna inglese con una forma molto grave di anoressia che ha deciso di lasciarsi morire, ma un giudice dell'Alta Corte di Inghilterra ha deciso per lei l'obbligo ad una nutrizione forzata. La giovane già due volte lo scorso anno ha firmato dei moduli in cui chiedeva di non essere sottoposta ad alcun trattamento che la tenesse in vita.
Il caso è finito in tribunale quando il mese scorso la donna, ridotta a un passo dalla morte, continuava a rifiutare di essere alimentata. «Va nutrita a forza», sostiene ora il giudice Peter Jackson della Court of Protection, poiché afferma: «Un giorno questa donna potrebbe scoprire di essere una persona speciale, la cui vita vale la pena di essere vissuta». Jackson ammette di trovarsi di fronte al caso più difficile della sua carriera. Anche se sottoposta ad alimentazione forzata, per la donna le possibilità di salvarsi non supererebbero il 20%, a fronte di terapie invasive che fra l'altro dovrebbero durare almeno un anno. La giovane donna ha alle spalle una lunga storia di sofferenza che comincia all'età di 4 anni con abusi sessuali proseguiti fino agli 11 anni all'insaputa dei genitori. A 12-13 anni la ragazza è entrata nel tunnel della bulimia, iniziando a mangiare in modo compulsivo per poi indursi il vomito. Contemporaneamente ha cominciato ad abusare di alcolici. A 15 anni è entrata in cura da un esperto di disturbi alimentari dell'adolescenza. Nonostante tutto non ha perso l'ambizione di diventare un medico e ha iniziato a studiare per laurearsi, ma dopo una delusione d'amore ha ricominciato a bere, ha lasciato l'università e dal 2006 al 2011 ha trascorso più della metà della sua vita passando da un centro all'altro specializzato in disturbi dell'alimentazione e dipendenza dall'alcol. Anche i genitori della ragazza, per quanto possa sembrare sconvolgente, difendono il suo diritto a morire, poichè capiscono che la loro figlia ha perso ogni speranza di raggiungere i traguardi che si era prefissata. La decisione del giudice divide società e politica. «Ha preso una decisione saggia e coraggiosa», sostiene Peter Saunders, direttore della campagna pro-vita Care Not Killing. «È una sentenza molto controversa», ritiene invece Evan Harris, ex parlamentare liberal democratico e membro del comitato etico della British Medical Association: «La nutrizione forzata comporterebbe immobilizzazione e sedazione, implicazioni molto pesanti per un paziente che riufiuta ogni cura, e in più senza la certezza di un successo. Si imporrebbe tutto questo a una persona che ha tutti gli strumenti per rifiutarlo».
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