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Sognare scaccia via i brutti ricordi |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Giorgia Marchesi Venerdì 25 Novembre 2011 14:57 | |||
Spesso di dice che il tempo è la miglior cura contro le ferite dell'anima, ma a quanto pare anche il tempo trascorso sognando aiuta a scacciare i brutti ricordi, almeno secondo un recente studio che ne fornisce una spiegazione empirica dettagliata.
Gli esperti della dell’University of California a Berkeley hanno condotto un esperimento su un campione di 35 volontari sani: dopo aver mostrato loro per due volte 150 immagini ad alto impatto emotivo a distanza di un intervallo temporale di 12 ore (durante il quale metà del campione aveva riposato e metà no) hanno analizzato con uno scanner la loro attività cerebrale. Il risultato è stato che coloro che avevano rivisto le immagini in seguito a un periodo di riposo notturno reagivano in modo meno traumatico alla seconda vista delle immagini; in sostanza i sogni della fase REM ripulirebbero la memoria dai ricordi dolorosi, smaltirebbero le sostanze chimiche legate allo stress, come la norepinefrina, e regalerebbero una sorta di terapia spontanea. Attraverso le immagini scannerizzate, gli scienziati hanno potuto osservare nei partecipanti che avevano sognato tra un test e l’altro, una sensibile riduzione della reattività dell’amigdala, la porzione cerebrale deputata all’elaborazione delle emozioni. Questo ha permesso alla corteccia prefrontale, incaricata della gestione della razionalità, di tornare a guidare le risposte dei volontari, consentendo loro dunque di ridimensionare il vissuto. Nel caso della memoria più traumatica a volte però non funziona la terapia dei sogni, proprio perché i ricordi sono troppo forti e violenti e durante l’attività onirica si rivive l’intera esperienza. L’effetto benefico e necessario del sonno era noto da tempo e in particolare l’esperienza onirica funziona come una sorta di terapia fondamentale per l’elaborazione dei ricordi e lo smaltimento dei traumi, grazie al suo valore di rappresentazione teatrale della realtà. L’aspetto interessante della ricerca consiste però nella differenza plateale tra i volontari sottoposti alla visione delle immagini dopo il riposo e coloro che hanno visto le istantanee alla mattina e alla sera, senza che tra le due visioni si frapponesse il sonno e i sogni. Come ha dichiarato il professore associato Matthew Walker l’intuizione potrebbe essere molto utile nella cura delle malattie mentali e dei disordini post-traumatici.
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