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Figlia di chirurgo abortisce al sesto mese: la procura indaga |
Donna - Articoli | |||
Scritto da Angela Messina Venerdì 30 Luglio 2010 11:56 | |||
La figlia di un chirurgo ha deciso di interrompere la sua gravidanza al sesto mese (oltre ai termini previsti dalle legge), in quanto temeva che il bimbo potesse nascere con malformazioni.
Quel feto di sei mesi e mezzo, abortito probabilmente oltre ogni limite nella Divisione ginecologica dell’Azienda ospedaliera di Padova, era sano e la madre, una trentenne figlia di un chirurgo che opera nel padovano, questo lo sapeva. A sostenerlo è il dottor Erich Cosmi, medico ricercatore della della Clinica ostetrica, che ad inizio giugno— cioè circa un mese prima dell’interruzione della gravidanza, praticata dal dottor Guglielmo Serpotta — aveva sottoposto la partoriente ad una ecografia di secondo livello, un esame dettagliato mirato all'individuazione di eventuali malformazioni del feto.
Il ginecologo ricorda che la donna era andata da lui alla 23esima settimana di gestazione per verificare una possibile anomalia del nascituro e che l'indagine tuttavia aveva escluso ogni tipo di problema . Cosmi ricorda che aveva detto alla donna di stare tranquilla, perché il suo bambino non avrebbe patito alcuna malformazione. Non gli era sembrata agitata e non aveva mai accennato alla possibilità di abortire. La signora in precedenza si era sottoposta a un'amniocentesi, che aveva dato esito negativo Il ginecologo evidenzia che con la donna c’era il padre medico e anche lui era stato rassicurato, ma forse non ne era convinto, poiché due settimane dopo l’esame lo ha chiamato per far fare alla figlia un altro controllo, che lo stesso Cosmi non ha potuto effettuare perché in licenza matrimoniale. In seguito si sono rivolti all’ospedale di Bologna, dove i medici hanno risollevato l’ipotesi di una possibile anomalia. Cosa sia successo nei giorni successivi, dunque, resta un mistero. Presentatasi presso l’ospedale di Padova ha così finto di essere alla 22/a settimana, quindi nei termini previsti dalla legge, e il dottor Serpotta ha acconsentito alla richiesta, pur senza un referto che provasse una sicura malformazione. Solo dopo l’aborto, l'anatomopatologo ha esaminato il corpicino e si è accorto che il piccolo era un po’ più grande per potersi considerare alla 22esima settimana e inoltre non gli sono state riscontrate anomalie. Come sarà stato possibile inceppare in un simile errore che per giunta viola la legge 194, secondo cui l’interruzione della gravidanza non può superare i 4-5 mesi di gestazione? Ora sia il ginecologo che la donna finiranno dinanzi ai magistrati. Il medico rischia la pesante accusa di interruzione volontaria della gravidanza senza il rispetto delle norme di legge, che prevede la pena della reclusione da uno a tre anni. Indagato anche l'ordine dei medici. Fonte: ANSA
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