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Bimba di 5 anni salvata da una grave forma di epilessia farmaco-resistente
Bambini - Articoli
Scritto da Maria Ida Longo     Giovedì 10 Marzo 2011 14:32    Stampa E-mail
Bimba di 5 anni salvata tramite un trapianto di elettrodiFrancesca, una bimba di 5 anni a causa di fortissime crisi epilettiche resistenti ai farmaci , era sempre obbligata a stare sotto sedativi e in terapia intensiva: i medici dichiarano che da quella malattia poteva essere uccisa e così hanno deciso di effettuare un trapianto, inserendo degli elettrodi, tredici in tutto, nella corteccia cerebrale che hanno permesso di individuare la zona del cervello da dove partivano gli i violenti attacchi epilettici per poi intervenire chirurgicamente.

La bimba era arrivata in ospedale due mesi fa in condizioni critiche, adesso, invece, a tre settimane dall'intervento sta bene, non ha più attacchi epilettici: l'intervento, che secondo medici e ricercatori apre una nuova strada per l'identificazione e la cura di queste epilessie, è stato eseguito al dipartimento di Neuroscienze dell'Ospedale Meyer di Firenze.

Bambina di 5 anni salvata da crisi epilettiche che avrebbero potuto ucciderla
Il neurochirurgo Flavio Giordano spiega che tramite questa tecnica, chiamata stereotassico di elettrodi di profondità (Stereo-Eeg) è stato permesso di individuare con estrema precisione i punti del cervello da dove partivano gli impulsi epilettici: la tecnica si esegue montando un casco stereotassico sul cranio del paziente che permette di posizionare in zone superficiali e profonde (sottocorticali) del cervello elettrodi con precisione sub-millimetrica attraverso dei piccoli fori.

Così facendo, la registrazione degli impulsi è più precisa, perché direttamente a contatto con le zone anomale del cervello: Renzo Guerrini, professore della Clinica di Neurologia Pediatrica e Lorenzo Genitori, neurochirurgo del Dipartimento di Neuroscienze, spiegano che le indagini neurofisiologiche (EEG) hanno indicato che le crisi epilettiche provenivano da una zona ristretta del cervello, ma non da quelle aree che apparivano malformate dalla risonanza magnetica, così grazie a questa tecnica è stato possibile individuarne l'esatta provenienza e intervenire per risolvere il problema.

Fonte: ANSA
 

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