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La spiritualità ci salva dalla depressione |
Benessere - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 22 Gennaio 2014 10:47 |
La meditazione fa bene alla salute, questo è un dato che è stato confermato da decine di ricerche, ma anche altre pratiche religiose, sono utili a questo scopo e adesso se ne conosce il motivo: le pratiche spirituali sono legate a un ispessimento della corteccia cerebrale.
Il risultato, secondo gli studiosi della Columbia Univerisity, è che proteggerebbe dalla depressione e da altri disturbi di salute mentale, in particolare nei soggetti che sono geneticamente predisposti.
La depressione ha dei sintomi noti un pò a tutti: è caratterizzata dalla perdita di interesse nelle attività e nelle relazioni sociali e nella vita stessa. Questa malattia, secondo recenti stime, colpisce ben 121 milioni di persone in tutto il mondo e per questo motivo, alcuni ricercatori hanno deciso di indagare sulle motivazioni scatenanti e se ci sono reali effetti protettivi legati alla spiritualità.
L'esperimento è stato fatto coinvolgendo 103 persone adulte, sia ad alto che basso rischio di depressione, tale rischio era basato sostanzialmente sulla storia familiare.
I volontari sono stati sottoposti a risonanza magnetica e si è potuto notare come chi dava grande importanza alla religione o alla spiritualità in generale, possedesse delle cortecce cerebrali molto più spesse, rispetto alle persone “normali”.
Inoltre tale ispessimento si notava in particolar modo nelle stessa zona in cui vi era un assottigliamento nelle persone con altissimo rischio di depressione.
Il nuovo studio collega questo grande beneficio protettivo della spiritualità o religione, come spiega Lisa Miller, professore e direttore di Psicologia e direttore del Spirituality Mind Body Institute presso il Teachers College della Columbia University.
Alcuni studi precedenti erano riusciti a trovare grandi distese di assottigliamento corticale in regioni specifiche del cervello, nei figli adulti di famiglie ad alto rischio di depressione.
Prima di tale ricerca, Miller e il suo team avevano rilevato una diminuzione del 90% della depressione nelle persone che seguivano pratiche religiose o meditative, rispetto ai genitori che, invece, erano ad alto rischio.
Dai risultati dello studio pubblicato su "JAMA Psychiatry" è anche emerso che la frequenza regolare (frequentare una chiesa ad esempio) non era assolutamente necessaria, ma era di estrema importanza il rilievo che si dava alla disciplina o al proprio credo.
Miller afferma che saranno necessarie ulteriori ricerche, ma già i dati ottenuti sono molto promettenti e mettono in evidenza come una pratica mentale possa incidere notevolmente anche a livello fisiologico.
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