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Il Parlamento Europeo toglie i celiaci dall'elenco dei cittadini con esigenze nutrizionali specifiche |
Benessere - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Lunedì 17 Giugno 2013 14:53 |
Il Parlamento Europeo toglie i celiaci dall'elenco dei cittadini con esigenze nutrizionali specifiche. L'Associazione Italiana Celiachia (AIC) dichiara che, a causa del clamore mediatico sulla sensibilità al glutine non-celiaca, sindrome ancora non ben definita, il Parlamento Europeo ha tolto i celiaci dall'elenco dei cittadini le cui esigenze nutrizionali specifiche vanno tutelate.
Secondo le stime, non supportate da studi scientifici, il 2-6% della popolazione soffrirebbe di sensibilità al glutine non-celiaca e queste fanno confusione con la celiachia. Questa è infatti una reale patologia su base autoimmune, non una moda alimentare.
Anche per questo l'Europa ha appena declassato i celiaci dai gruppi di consumatori le cui esigenze nutrizionali debbano essere particolarmente tutelate e così AIC avverte che è pericoloso sottoporsi a diete di esclusione del glutine, fai da te perché i veri casi di celiachia potrebbero restare senza diagnosi, esponendosi a rischi. Moltissimi italiani spendono soldi inutilmente per acquistare cibi senza glutine di cui non avrebbero bisogno. Ogni anno in Italia si spendono 250 mln euro per prodotti senza glutine, ma solo 180-190 mln sono quelli erogati gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale per i pazienti con celiachia diagnosticata.
Il Parlamento Europeo ha approvato nei giorni scorsi il Regolamento COM 353/2011 che declassa i celiaci dai gruppi di consumatori le cui esigenze nutrizionali vanno particolarmente tutelate.
L'Associazione Italiana Celiachia (AIC) ha spiegato che i 135.000 pazienti italiani diagnosticati devono necessariamente sottoporsi a diete prive di glutine come unica terapia alla loro patologia autoimmune.
Esiste un equivoco per cui molti, pensando di avere una sensibilità al glutine, consumano cibi gluten free, ritenendo anche che siano più sani, leggeri o dimagranti e questo comporta una spesa considerevole: 600.000 famiglie italiane spendono poco meno di 6 milioni di euro al mese per acquistare prodotti senza glutine di cui non hanno alcun bisogno.
Elisabetta Tosi, presidente di AIC spiega che stiamo assistendo al tentativo di far passare la dieta senza glutine come un'alimentazione “buona per tutti”, più sana e leggera, addirittura dimagrante, ma banalizzare la dieta senza glutine a dieta “di moda” ha portato l'Europa a non riconoscere più le esigenze nutrizionali dei celiaci.
L'11 giugno scorso il Parlamento Europeo ha definitivamente approvato il nuovo Regolamento sui prodotti destinati ad alcune categorie vulnerabili della popolazione, che comprendono i lattanti, i bambini nella prima infanzia, chi ha bisogno di alimenti per i cosiddetti “fini medici speciali” e perfino chi deve perdere peso, ma non i celiaci.
Il credere che la sensibilità al glutine sia una patologia di massa spinge anche molti ristoratori a improvvisarsi cuochi gluten free, senza le necessarie conoscenze e competenze. Naturalmente questo a discapito della salute dei veri celiaci, per i quali una dieta senza glutine è l'unica terapia.
La sensibilità al glutine non-celiaca è una sindrome caratterizzata da molteplici sintomi correlati al consumo di glutine, ma tuttora la sua esistenza non è stata scientificamente dimostrata né accettata dall'intera comunità scientifica, come spiega Gino Roberto Corazza, del Board Comitato Scientifico AIC.
Gli studi pubblicati sono scarsi e con molti punti deboli e a differenza della celiachia non vi sono alterazioni nel sangue né lesioni intestinali, nonostante il paziente riferisca sintomi quando consuma glutine e dica di stare meglio escludendolo.
La diagnosi perciò è complessa: non ci sono test sicuri, non esiste un protocollo definito e per ciò che riguarda la dipendenza dei sintomi dal consumo di glutine dobbiamo fidarci di quanto afferma il paziente, ponendo la diagnosi per esclusione una volta accertata l'assenza di celiachia e allergia al grano.
Per la difficoltà della diagnosi, la sensibilità al glutine deve essere gestita da medici specificamente competenti.
La diagnosi di celiachia si basa sull'evidenza dell'appiattimento dei villi intestinali, verificata tramite una biopsia intestinale e provocata proprio dall'assunzione di glutine: una volta a dieta, a meno che la diagnosi non sia stata troppo tardiva, il celiaco recupera in qualche mese un perfetto stato di salute e i villi appaiono di nuovo normali. Mettersi a dieta prima degli accertamenti necessari perciò comporta l'impossibilità di arrivare alla diagnosi.
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