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Al mattino l'infarto è più pericoloso |
Benessere - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Mercoledì 04 Maggio 2011 10:00 |
Il buongiorno si vede dal mattino. Soprattutto se è al mattino che un infarto colpisce il cuore. A spiegare quest'affermazione giunge una ricerca dalla Spagna secondo cui la dimensione e la gravità delle conseguenze dovute ad un infarto al miocardio sono legate al momento della giornata nella quale si manifestano. La ricerca proviene dalla collaborazione tra l'Ospedale Clinico San Carlos e il Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares Carlos III (CNIC) di Madrid.
I ricercatori sono partiti dall'assunzione che nei roditori i ritmi circadiani (i cicli giornalieri dei processi fisiologici degli esseri viventi) influenzano la dimensione dell'infarto. Consci dell'importanza della scoperta si sono applicati allo studio dei casi umani, ricercando nel confronto eventuali corrispondenze. E i risultati non li hanno smentiti: nell'uomo gli infarti non comportano lo stesso numero di danni all'organismo in tutti i momenti della giornata . Dalla consapevolezza dei risultati avuti sui roditori, gli studiosi spagnoli, coordinati dal dottor Borja Ibanez, hanno scelto di lavorare a ritroso. Hanno preso in esame oltre 800 pazienti ricoverati tra il 2003 e il 2009 perchè colpiti da infarto del miocardio, e ne hanno analizzato il quadro clinico e i danni riportati. Lo studio ha evidenziato come un marker indicativo della situazione cardiaca del paziente sia un enzima che, nei pazienti colpiti da infarto, presenta i suoi punti più alti nella prima parte della giornata, tra le 6 del mattino e mezzogiorno. Tutti i pazienti analizzati colpiti in mattinata hanno riportato livelli più alti dell'enzima e tessuti nettamente più danneggiati di chi era stato attaccato durante il pomeriggio o la sera. Questo sembra dipendere da una maggior vulnerabilità del cuore dovuta a livelli più bassi dell'enzima che si riscontrano soprattutto nel passaggio dal sonno alla veglia, per l'appunto, prima del risveglio, di mattina. Le ricerche, se confermate, potranno incidere in modo significativo sulla pianificazione e preparazione di strategie di prevenzione e di controllo delle patologie cardiache. Intanto, perchè non mangiare un po' di pesce? |
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