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L'Alzheimer ha origine nel fegato, non nel cervello |
Benessere - Articoli |
Scritto da Daniela Tombolelli Lunedì 07 Marzo 2011 13:24 |
Da uno studio statunitense dello Sripp Research Institute, pubblicato sul Journal of Neuroscence Research,arriva la notizia che le placche amiloidi responsabili del morbo di Alzheimer sarebbero prodotte dal fegato e non dal cervello.
Le ricerche sono state effettuate sui topi e se verranno confermate anche per l'essere umano, apriranno una strada importantissima per impedire l'insorgere della malattia. Oltre che incentivare uno stile di vita sano, predire la familiarità con la malattia con test genetici e promuovere le attività intellettuali per tenere allenato il cervello, non c'erano fin ora soluzioni all'insorgere della malattia. L'ineluttabilità della stessa quindi inizia ad essere messa in discussione. In particolare gli scienziati avrebbero trovato una correlazione tra tre tipi di geni presenti nel dna dei topi ed una minore produzione di sostanza amiloide cerebrale da parte del fegato. Per ogni gene, una bassa espressione a livello del fegato, era correlata una minore protezione da parte degli animali nei confronti del morbo di Alzheimer. Le placche amiloidi inizierebbero il loro viaggio verso il cervello partendo dal fegato viaggiando nel flusso sanguigno. Se queste ricerche verranno confermate in futuro sarà possibile bloccare la produzione di beta-amiloide nel fegato e quindi l'accumulo di placche a livello cerebrale. L'Alzheimer, anche conosciuta come demenza senile, colpisce in Italia 97.00 persone all'anno. Secondo il CNR attualmente i malati sono circa 800 mila. La malattia è altamente invalidante: il paziente perde repentinamente la propria autonomia intellettuale e diventa incapace di gestire se stesso: si perde la memoria, la capacità di scrivere e leggere, non si riconoscono più i propri cari nè la strada di casa. L'anziano malato di Alzheimer ha un altissimo costo sociale ed un impatto destabilizzante sulla vita dell'intera famiglia. Se fosse possibile prevenire la malattia e determinare così una sconfitta definitiva, sarebbe una vittoria per l'intera società che tornerebbe a riappropriarsi una senilità serena e caratterizzata dalla lucidità intellettuale degli anziani stessi. Fonte: ANSA |
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