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Il 60% degli italiani spreca il cibo almeno una volta alla settimana |
Benessere - Alimentazione |
Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 13 Febbraio 2013 14:30 |
Il tema dello spreco alimentare nella grande distribuzione e nella ristorazione sta venendo lentamente alla luce, spronato dalla crisi e dall'impatto mediatico prodotto da alcune campagne e documentari ("Taste the waste" ossia "assaggia l'immondizia", del tedesco Valentin Thurn).
Il problema però riguarda anche le famiglie: in Italia sono 10 milioni all'anno le tonnellate di cibo sprecato, secondo una stima di Coldiretti. Secondo uno studio sullo spreco domestico il 60% degli italiani butta alimenti nella spazzatura almeno una volta a settimana. Lo rileva il primo questionario sullo spreco domestico realizzato da Last minute Market e Alma Mater Università di Bologna con l'Istituto per la Salute e la Protezione dei Consumatori del Joint Research Centre, il servizio scientifico interno della Commissione Europea e il Karlsruhe Institut fur Technologie. Il 48% lo butta nella spazzatura anzichè riutilizzarlo in compost o per nutrire gli animali (come dichiara di fare il 20%). Ai 6 su 10 che buttano il cibo almeno una volta la settimana si aggiunge il 14% che lo getta 1-2 volte la settimana e il 3% più di 2 volte. C'è invece chi dichiara di donare il cibo in più, ma è solo il 4%. Questi sono i dati che emergono dalle risposte al questionario sullo spreco domestico in Italia. In relazione ai motivi che portano gli italiani a gettare il cibo, il 40% ha dichiarato di sbagliare nella conservazione e nella gestione delle scorte, mentre un secondo gruppo (con un dato che si attesta attorno al 20%) l'ha spiegato con ragioni legate alla gestione del cibo cucinato o al bilanciamento fra acquisto e numero di pasti da preparare. Infine il costo dello spreco: da zero a 5 euro a settimana per il 64% degli italiani, da 6 a 20 euro per il 22,5%, oltre 20 euro per il 3%. Con l'obiettivo di limitare gli sprechi alimentari, è stata lanciata a Brescia l'iniziativa "Un pane per tutti". Si vuole porre l'attenzione sul problema dello scarto alimentare, attuare una redistribuzione di generi alimentari e limitare lo spreco e l'indigenza. Esiste una discrepanza assurda: ci sono un miliardo di persone sotto nutrite e uno spreco alimentare che si aggira intorno a 1,3 miliardi di tonnellate annue. Tra gli obiettivi del progetto ci sono le vendite sottocosto dei generi alimentari prossimi alla scadenza o con confezione leggermente danneggiata. Si vogliono incentivare delle iniziative di banco alimentare per Onlus come donare a canili e rifugi per animali alimenti appena scaduti, rendere obbligatoria la separazione in differenziata e attivare un registro di scarico dei rifiuti organici. Nel 2003 è stata approvata una legge, soprannominata "Legge del buon Samaritano", che consente a tutte le Onlus di recuperare gli alimenti rimasti invenduti nel circuito della ristorazione organizzata e della grande distribuzione, solo una minima parte del cibo ancora commestibile, ma non più vendibile (prossimo alla scadenza o poiché leggermente danneggiato, viene donata ad Onlus). Il modello economico basato sullo spreco è in stretta relazione con il consumismo sfrenato, influenzato da un'attenzione per la quantità piuttosto che per la qualità. Lo spreco alimentare si aggira intorno al 25% del cibo prodotto, può però essere contrastato con azioni mirate a sensibilizzare la grande distribuzione e a consentire ad associazioni, enti caritatevoli, famiglie bisognose e persone ecologicamente consapevoli che non desiderano sprecare, di accedere a tale merce. L'idea di "Un pane per tutti", associazione da poco nata da un'idea di Marina Borghetti e Luca D'Andrea, è quella di farsi portavoce di una proposta di legge con obiettivo sociale, ambientale ed economico, che dia valore alla merce destinata alla discarica. |
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