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Pediatri e insegnanti pieni di pregiudizi verso le famiglie non tradizionali?
Bambini - Articoli
Scritto da Redazione     Lunedì 25 Ottobre 2021 11:07    PDF Stampa E-mail
family-g95f600084 640I mutamenti socio-culturali, demografici, legislativi e tecnologici iniziati negli anni Settanta, hanno modificato la struttura delle famiglie, i modi della loro formazione e le circostanze di vita in cui si sviluppano. Oggi alle famiglie nucleari tradizionali si accompagnano famiglie con genitori separati, famiglie ricomposte, famiglie omogenitoriali, famiglie che hanno fatto ricorso alla fecondazione medicalmente assistita o all’adozione, famiglie monoparentali. Ne ha parlato - nel corso del 33° Congresso Nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Acp) - Laura Fruggeri, Direttrice della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia del Centro Bolognese di Terapia della Famiglia, tra i massimi esperti di processi e le relazioni in famiglie non tradizionali, che per Acp cura una rubrica su questi temi, pubblicata regolarmente sulla rivista scientifica “Quaderni Acp”.
 
Le circostanze in cui le famiglie d’oggi crescono sono anch’esse le più diverse: immigrazionedisabilità, vivere a distanza, fare i conti con una comunicazione sempre più mediata dalle tecnologie (Fruggeri, 2018).
Gli studi sul funzionamento delle diverse famiglie contemporanee, e quelli che ne hanno valutato gli effetti sul benessere socio/emotivo dei figli, hanno sempre confermato che crescere in queste famiglie non comporta più rischi di quanto non ne comporti crescere in famiglie nucleari tradizionali con genitori uniti, biologi, eterosessuali, bianchi. Le indagini, infatti, hanno dimostrato in modo consistente e metodologicamente fondato che non è la forma (o la struttura) delle famiglie che incide sul benessere dei suoi membri, bensì la qualità delle relazioni e dei processi che prendono corpo nel gruppo (Golombok, 2000; Parke, 2013).  
Tuttavia i compiti di sviluppo di queste nuove strutture familiari sono a loro volta nuovi, inconsueti, non ancora sedimentati nelle routine familiari e dunque privi di strategie note e socialmente condivise.
Se una donna separata si innamora, deve comunicarlo ai figli? Se sì, come e quando? Che ruolo va a ricoprire il nuovo partner? E come possono coordinarsi i genitori in conflitto? Cosa dire ai figli la cui procreazione è avvenuta grazie al contributo di un terzo? Che controllo deve avere un genitore sullo smartphone dei figli? Come devo interpretare il fatto che mio figlio adottivo sta cercando attraverso i social network i genitori biologici? Come si ricompongono i membri delle famiglie migrate? Come si fa il genitore se i figli restano nel Paese di origine? Le famiglie contemporanee stanno sperimentando nuove strade.
Risolvere il limite professionale di pediatri, insegnanti, assistenti sociali e psicologi
Purtroppo, i compiti inconsueti delle famiglie contemporanee sono spesso inconsueti anche per i professionisti – come ad esempio medici pediatri, assistenti sociali, psicologi o insegnanti – a cui esse si rivolgono per trovare consigli e sostegno. Eppure, si tratta di professionisti che possono diventare delle risorse per queste famiglie, e lo diventano se, seguendo le indicazioni degli studi che riguardano la “cultura della differenza”, accettano di intraprendere i due percorsi della formazione e della autoriflessione critica. “La letteratura mostra, infatti, che l’assunzione di una prospettiva fondata sulla conoscenza specifica dei processi attivati nelle diverse famiglie possa risultare utile a chi opera in campo clinico, psicosociale ed educativo per individuare i probabili momenti di tensione, da una parte, e attivare i processi efficaci a farvi fronte, dall’altra (Walsh, 2003)”, ha spiegato Fruggeri. “Questo percorso, tuttavia, non può sedimentarsi senza prima aver intrapreso l’altro percorso, quello di riflessione critica che metta a fuoco i pregiudizi e gli stereotipi ancora ampiamente diffusi e condivisi anche nelle comunità professionali”.
Ecco allora che la cultura della differenza si contrappone alla cultura della devianza, e deve superarla. “I professionisti a contatto con queste famiglie devono valutarle non in base alla loro forma o struttura, ma in base alla qualità delle relazioni e dei processi, come anche in base alla capacità di affrontare i problemi. I professionisti devono considerare la diversità non più come fattore di rischio – cosa che accadeva fino agli anni ’70 e ’80, e in Italia fino agli anni ’90 - ma come una specificità dei compiti di sviluppo di queste famiglie. Pediatri e insegnanti, assistenti sociali e psicologi non devono cercare carenze o mancanze in loro, ma unicamente individuare le risorse di cui hanno bisogno, adattando anche il linguaggio a un pieno rispetto della diversità”, ha proseguito Fruggeri.
In particolare, è necessario che pediatri e insegnanti tengano presente che le caratteristiche strutturali di queste famiglie comportano compiti specifici:
1 Le famiglie non tradizionali si formano in seguito di rotture, separazioni, abbandoni o ricomposizioni. Per questo si trovano ad affrontare l’elaborazione di perdite, allontanamenti, fratture e a impegnarsi nella gestione collaborativa dei conflitti.
2 Essendo articolate per nuclei abitativi diversi, le famiglie post separazione e quelle ricomposte, vivono la quotidianità oltre lo spazio condiviso. Le strategie attraverso cui ogni membro mantiene e alimenta, giorno dopo giorno, il proprio rapporto con gli altri è frutto di una coordinazione e di una negoziazione di modi, tempi e spazi, che si fondano sull’intento da parte degli adulti di favorire la possibilità per i figli di mantenere e godere del rapporto con tutti, anche attraversando i confini spaziali che delimitano i nuclei abitativi. La non coabitazione deve essere compensata da una comunicazione fluida e costante tra tutti coloro che hanno la responsabilità genitoriale.
I nuclei biologici e abitativi che compongo le famiglie plurinucleari sono tra loro intrecciati, intersecati e interdipendenti. Per questo, ciò che avviene in un nucleo, la qualità delle relazioni tra i membri, i loro progetti futuri non prescindono mai da ciò che avviene in altri nuclei, dalla qualità delle relazioni che si sviluppano e dalla progettualità che li orienta.
4 Nelle famiglie ricomposte, i partner degli ex coniugi sono figure genitoriali di complemento che devono trovare uno spazio relazionale-educativo.
5 Le famiglie plurinucleari devono saper gestire con flessibilità i confini per favorire la pluriappartenenza, evitando di mettere i membri in una dolorosa situazione di conflitto di lealtà.
 
L'ACP è stata costituita a Milano il 5 settembre 1974. È una libera associazione che raccoglie 1.400 pediatri in 35 gruppi locali, finalizzata allo sviluppo della cultura pediatrica ed alla promozione della salute del bambino. La composizione dell'ACP ricalca quella dei pediatri italiani con una prevalenza dei pediatri di famiglia (circa 65%) ed il resto di pediatri ospedalieri, universitari e di comunità. I gruppi locali svolgono inoltre sia autonomamente che in collaborazione con l'ACP nazionale, attività di formazione, ricerca, informazione dell'educazione sanitaria, definizione di protocolli diagnostico-terapeutici e valutazione della qualità delle cure e supporto a programmi di cooperazione internazionale L’ACP ha un codice etico di comportamento che investe sia i singoli pediatri che l’Associazione stessa. Svolge attività editoriale, di formazione e di ricerca, rigorosamente no profit. La libera partecipazione dei pediatri, soci e non soci, alle sue iniziative è subordinata alle sole coperture delle spese; non vengono elargiti compensi né benefit per le attività interne. Il suo modo di porsi come Associazione di fronte ai problemi della società, della cultura, della ricerca e della professione è quello di una assoluta libertà di critica di fronte a uomini ed istituzioni.
 

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