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Dipendenza da videogiochi da piccoli |
Bambini - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Sabato 28 Marzo 2020 11:20 |
L'identikit è piuttosto definito: sono ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 23 anni, a volte arrivano ad averne 30. Sono nati tutti, dunque, dopo che Internet ha varcato la soglia delle case italiane. Per rimanere in casa, di fronte allo schermo del computer, dormono poco, finiscono per abbandonare la scuola e lasciano allontanare le amicizie del mondo reale.
Per cosa? Giochi violenti, di guerra, sui quali investono gran parte delle proprie emozioni, gratificandosi per vittorie ottenute, deprimendosi per sconfitte o errori che potrebbero compromettere la carriera di gioco. Sono web dipendenti, legati all'uso del computer tanto quanto un ragazzo può esserlo alla droga, fino al punto di avvertirne l'astinenza. A descrivere questa situazione è stato Federico Tonioni, ricercatore di psichiatria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, responsabile dell'ambulatorio del Policlinico Gemelli che accoglie i dipendenti da Internet. Il quadro è stato presentato in occasione di un incontro sul tema dei giovani e di Internet, durante il quale Tonioni ha spiegato le criticità del caso sottolineando come, dal novembre del 2009 (in due anni, quindi) all'ambulatorio del Policlinico siano giunti per essere curati ben 300 pazienti, 80% dei quali sono ragazzi al di sotto dei 30 anni, provenienti da tutta Italia e dipendenti dai giochi di ruolo online, o anche da social network. Solo il restante 20%, invece, appartiene alle categorie più "classiche" di dipendenza, ossia adulti malati per il gioco d'azzardo. Situazioni, tutte, che portano a disturbi comportamentali e difficoltà nelle relazioni, con casi di ragazzi che, per seguire la loro (esagerata) passione hanno lasciato la scuola, o che hanno perfino picchiato i genitori, quando messi spalle al muro per affrontare il problema. Giochi, sottolinea Tonioni, che non sono creativi e non stimolano il cervello ad essere ingegnoso, bensì lo esaltano, lo eccitano, sono compulsivi e creano, appunto, dipendenza. Unica terpia possibile, in questi casi, sono colloqui individuali e riabilitazione di gruppo, dove un esperto di psicologia rieduca queste persone all'emotività. Come riconoscere in partenza il problema? Il primo sintomo, secondo Tonioni, sono le innumerevoli ore di connessione trascorse davanti allo schermo del computer, legato al totale disinteresse per ciò che accade al di fuori del mondo virtuale. |
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