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I disturbi dell'udito nei bambini |
Bambini - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Mercoledì 25 Marzo 2015 12:06 |
Un numero sempre più elevato di adulti, adolescenti e bambini è affetto da disabilità uditive: le orecchie hanno una anatomia complessa e per questo sono tra gli organi più delicati del corpo umano, è estremamente importante proteggere e mantenere le funzioni uditive e ripristinarle in caso di disabilità.
Come si può riconoscere un problema di udito nei bambini? - Il bambino non riesce a capire da dove provenga il rumore/la voce, non segue le istruzioni o le mette in atto in maniera non corretta.
- Il linguaggio del bambino non si sviluppa oltre la lallazione, non risponde alle voci, nemmeno se supportate da un contatto fisico e risponde in modo frustrato o aggressivo.
- Il piccolo ha delle difficoltà nel seguire una conversazione con più di due persone, se ci si rivolge a lui/lei o viene chiamato, il bambino risponde a volte immediatamente, altre no.
- Il bambino spesso risponde dicendo “Scusa?” o “Cosa hai detto?”, ha difficoltà a capire gli altri in un ambiente rumoroso, lo sviluppo linguistico del bambino è in ritardo rispetto a quello degli altri e il suo modo di articolare le parole è difficile da capire.
- Il rendimento scolastico peggiora costantemente e l’apprendimento di una lingua straniera è estremamente arduo, si isola sempre di più e si chiude nel suo mondo, ha problemi nel rilevamento delle alte frequenze (le voci degli altri bambini o il verso degli uccelli), le voci sono recepite mute.
- Alza al massimo il volume quando guarda la TV o ascolta la musica per poter ascoltare, percepisce un ronzio costante, come ci fosse un trillo nel suo orecchio.
Molto importante è la rilevazione dei problemi di udito ad uno stadio iniziale, soprattutto nei bambini, prima si interviene, maggiori saranno le possibilità che un bambino riesca a tenere il passo con gli altri compagni anche a scuola.
Inoltre intervenire presto sui disturbi dell’udito dei bambini può consentire un normale sviluppo psico-fisico.
Un bambino con disabilità uditive può capire solo in parte le parole nella propria lingua e ha difficoltà nell’assimilarle, soprattutto se nato in questa condizione e senza aver quindi avuto nell’infanzia un’esperienza di linguaggio normale.
I bambini piccoli imparano ad ascoltare attraverso le informazioni acustiche che recepiscono ed è importantissimo che siano in grado di sviluppare un linguaggio sin nei primi anni di vita, anche grazie ad un intervento.
Gli studi dimostrano che i bambini che ricevono un impianto ad entrambe le orecchie entro i tre anni e mezzo di età, sono in grado di sfruttare al meglio le funzioni di apprendimento del proprio cervello.
L’udito, nei bimbi, è strettamente legato al primo sviluppo infantile, un eventuale intervento il prima possibile consente di fornire al bambino le migliori opportunità di sviluppo audio-linguistico.
I primi due anni di vita sono la fase più importante nello sviluppo dell’udito del bambino, la capacità del cervello di sviluppare e comprendere il linguaggio diminuisce costantemente dopo questa fase, sino a circa i sette anni d’età.
Diventa sempre più difficile apprendere un linguaggio dopo questo periodo, secondo le statistiche, 3 neonati su 1.000 nascono con problemi d’udito e il test audiometrico è ormai parte integrante dello screening neonatale.
Questo è una forma di screening generico che serve ad individuare eventuali malattie in una fase prematura.
In Italia e in altri Paesi europei, prima che un bambino cominci la scuola viene sottoposto ad un accertamento medico per rilevare eventuali disturbi all’apparato uditivo.
I medici raccomandano regolari test audiometrici anche in seguito, dal momento che genitori e insegnanti spesso non sono in grado di riconoscere possibili disabilità uditive nella quotidianità.
L'utilizzo di un impianto acustico può ripristinare la capacità uditiva, diverse tipologie di impianti sono utilizzati a seconda del tipo di disabilità uditiva: esistono impianti cocleari (sostituiscono le cellule ciliate danneggiate o inesistenti della coclea, è un impianto interno e in un componente esterno, che raccoglie le onde sonore nelle vicinanze e le trasmette all’impianto, che trasferisce questi segnali attraverso il nervo acustico direttamente al cervello, dove vengono percepiti come suoni), un impianto a conduzione ossea (come il Bonebridge) che viene scelto quando il suono non può utilizzare il passaggio naturale che collega l’orecchio esterno e medio all’orecchio interno.
Il suono viene trasmesso attraverso conduzione ossea all’orecchio interno, dove viene trasformato in suono. Il Bonebridge può essere impiantato sui bambini e sugli adulti che abbiano subito una perdita di udito in seguito ad un’operazione chirurgica all’orecchio medio, a malformazioni o a causa di ipoacusia trasmissiva ed altri tipi di disabilità uditive.
Una volta presa la decisione di intervenire con un impianto acustico su un bambino, il sistema viene attivato qualche settimana dopo il suo effettivo impianto, con una configurazione dell’audiologo che segua le esigenze del bambino.
Nella fase successiva, una terapia di linguaggio è essenziale per consentire lo sviluppo audio-linguistico e l’apprendimento ottimale di ascolto e linguaggio.
I bambini portatori di impianti acustici sono più sensibili rispetto agli altri bambini e necessitano di tempi di apprendimento scolastico più lunghi e di maggiore attenzione per imparare.
Gli insegnanti dovrebbero quindi parlare in modo più chiaro e scandendo le parole, ma anche usare supporti visivi e la scrittura per spiegare le materie.
I bambini dovrebbero esser sempre incoraggiati a fare domande e i posti a sedere in aula hanno un ruolo fondamentale: quando i bambini siedono in prima fila sono più vicini all’insegnante e sono in grado di capirlo/la meglio, oltre a poter interagire coi compagni guardandoli facilmente in viso.
Approfondimenti: Sito MED-EL
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