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Punire un bimbo per le bugie non serve a farlo smettere di mentire
Bambini - Articoli
Scritto da Tatta Bis     Mercoledì 07 Gennaio 2015 10:42    PDF Stampa E-mail
bambiniAlcuni bambini dicono bugie, alcuni lo fanno per attirare l’attenzione, altri per tirarsi fuori dai guai, ma non c'è bambino che non abbia detto almeno una bugia al proprio genitore, all’insegnante o all’amichetto.
 
Mettere un bambino in castigo per aver detto una bugia non è un buon metodo per aiutarlo a dire la verità, ma può risultare controproducente e invitarlo a mentire ancora in futuro, lo ha dimostrarlo è uno studio canadese pubblicato sul "Journal of Experimental Child Psychology".
 
Pinocchio Bugie

La ricerca ha evidenziato come il miglior metodo per combattere la “sindrome di Pinocchio” non sia il castigo, ma l’atto di dare al bimbo una ragione morale per dire la verità in futuro.  
 
I bambini spesso mentono per nascondere le trasgressioni: dopo aver fatto qualcosa di sbagliato o infranto una regola, potrebbero scegliere di mentire per nasconderlo. 
 
Così la punizione non ha molto effetto e non scoraggia a utilizzare la strategia di mentire per cercare di venir fuori dai guai, come ha spiegato l’autrice dello studio Victoria Talwar della McGill University di Montréal.  
 
Per giungere a questo risultato, i ricercatori canadesi hanno coinvolto 372 bambini di età compresa tra i 4 e gli 8 anni in un esperimento per valutare la loro propensione a mentire.
 
I bimbi sono stati lasciati soli in una stanza e osservati con una telecamera nascosta, era stato chiesto loro di non sbirciare sul tavolo alle loro spalle in cui era posto un giocattolo. 
 
Il 67,5% di loro tendeva a infrangere la promessa sbirciando il giocattolo e il 66,5% mentiva nella risposta data ai ricercatori, con il curioso dato che i bimbi più grandi tendevano a sbirciare meno, ma anche a mentire più spesso sulle risposte date ai ricercatori.
 
Inoltre, i bambini che venivano minacciati con una punizione tendevano a mentire molto più dei bambini a cui era chiesto di dire la verità per un dovere morale nei confronti di loro stessi o per il fatto di far felici gli adulti nel non mentire. 
 
In caso di bugie dei bambini, le minacce di una punizione non sono un deterrente per non mentire e non comunicano perché il bambino dovrebbe essere onesto, come spiega Victoria Talwar. 
 
Infatti se un bambino sta giocando con una palla in casa e rompe il vostro vaso, ma dice la verità quando gli viene chiesto, dovreste riconoscere che ne è uscito pulito. 
 
Può ancora subire conseguenze per la sua trasgressione ma il bambino impara che l’onestà è un valore.  
 
In famiglia e a scuola, si dovrebbero limitare i castighi per i bambini più “menzogneri” insegnando loro il valore della verità, ricordando anche a se stessi che i bambini non sono gli unici a dire le bugie. 
 
L'età in cui il bambino distingue tra finzione e realtà avviene, in genere, verso i sei, sette anni, i bambini al di sotto dei sei anni sono invece i primi a credere nelle loro bugie.
 
Le bugie nei bambini devono preoccupare i genitori solo quando diventano così frequenti da indurre il bambino a costruirsi un “mondo finto” fatto di illusioni, di sogni e di desideri poco legati alla realtà che non piace e che fa soffrire.
 
In questi casi la bugia diventa patologica ed è probabile che siamo di fronte a quella che può essere definita "Sindrome di Pinocchio".
 
Ci sono diversi tipi di bugie dette dai bambini:
 
- Bugie per discolparsi, spesso i bambini dicono: “Non sono stato io!”, per non riconoscere un errore, con la crescita si rafforzano il senso di sé e la fiducia nelle sue capacità, si sente sereno nel riconoscere un proprio errore, una colpa sapendo che nulla è così grave da essere irreparabile.
 
Se le bugie di discolpa sono molto frequenti dopo i sette anni vuol dire che il bambino ha paura delle punizioni, del giudizio severo dei genitori e della loro disapprovazione, la bugia è una difesa, per paura di deludere le aspettative dei genitori e l'immagine del “bambino perfetto”.
 
È importante aiutare i bambini a capire che può capitare a chiunque di sbagliare e che non c'è alcun motivo di vergognarsi o di sentirsi in colpa.
 
- La calunnia viene usata dal bambino nel tentativo di salvare se stesso cercando di “distruggere” l'altro, si tratta di bambini che a loro volta hanno subito delle ingiustizie dai compagni, che non sono stati creduti quando dicevano la verità oppure puniti al posto di un altro. 
 
Si sentono quindi autorizzati a fare altrettanto e fanno di tutto per non farsi scoprire e per non essere messi di fronte alle proprie responsabilità.
 
Bisogna insegnare loro che esistono altri modi per affrontare i problemi e che è possibile perseguire la strada della lealtà ed avere il coraggio delle proprie azioni.
 
- Bugie per vantarsi, “vanterie” che servono per “mostrarsi belli” di fronte agli altri e che consentono di dare sfogo ai propri desideri di grandezza  e onnipotenza. 
 
Sono tentativi di modificare la realtà ricorrendo alla magia del pensiero e dell'immaginazione per trasformare i desideri in un racconto.
 
Se sono ricorrenti e servono a deformare la realtà bisogna capire se il bambino è oppresso da un senso di inferiorità sociale molto forte (figli non riescono a sostenere il confronto con gli altri ed aumenta il loro senso di inferiorità).
 
- Bugie per consolarsi, per trovare delle sicurezze e risolvere situazioni difficili con un lieto fine perché si sentono poco amati e apprezzati e infelici.
 
Alcuni consigli utili per i genitori di bimbi con la "sindrome di Pinocchio" sono aiutare i bambini a riflettere, il genitore deve cercare di capire cosa ha spinto il proprio figlio ad agire in quel determinato modo, non dare punizioni se il bambino riconosce i suoi errori, altrimenti il bambino apprende che è da stupidi dire la verità e che invece è da furbi mentire.
 
Il genitore deve dare l’esempio: bisognerebbe cercare di non mentire mai ai figli anche quando loro pongono domande difficili o imbarazzanti, altrimenti si sentiranno autorizzati a farlo anche loro.
 
Non giudicare,  non etichettare un bambino come bugiardo, rischiamo di farlo sentire tale e di farlo diventare così come il nostro giudizio l'ha etichettato.
 
 

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