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Bambini e celiachia: scagionati allattamento e svezzamento |
Bambini - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Mercoledì 12 Novembre 2014 14:22 |
Grazie ad uno studio della Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica, ora sappiamo che qualunque sia il momento in cui si svezzano i bambini, introducendo il glutine nella dieta, questo non influenzerà la probabilità di sviluppare la celiachia.
I dati della ricerca sono stati pubblicati sul "New England Journal of Medicine", i ricercatori hanno verificato su un ampio numero di bambini che il momento di introduzione del glutine non è un rischio in merito alla celiachia.
La ricerca ha dimostrato inoltre che l’allattamento al seno non è particolarmente protettivo, il che significa che le mamme che sono impossibilitate ad allattare non devono preoccuparsi perchè la salute del bambino non è a rischio. Sono stati studiati circa 700 bambini in 20 Centri d’Italia ed il fine era di capire quale fosse il momento migliore per introdurre nella dieta del bambino gli alimenti contenenti glutine.
Alcuni precedenti studi sostenevano che introdurre tali cibi tra i quattro e i sei mesi di vita fosse meglio, mentre altri suggerivano di ritardarne l’introduzione soprattutto nei casi in cui in famiglia vi fossero già casi di celiachia.
Carlo Catassi, pediatra dell'Università Politecnica delle Marche di Ancona e presidente della Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica, ha dato il via a questo studio.
Alcuni dei piccoli partecipanti hanno ricevuto il glutine a sei mesi, altri a dodici mesi, tutti sono stati seguiti per dieci anni, per capire se vi fosse una correlazione fra la comparsa della celiachia e le modalità di allattamento e svezzamento.
Il risultato è stato chiaro: il momento di introduzione del glutine non influenza in alcun modo il rischio successivo di celiachia.
Neppure l’allattamento al seno è protettivo: chi non riesce a farlo non deve sentirsi in colpa.
L’unica differenza riscontrata era nei bambini “ad alto rischio” di celiachia, ovvero nei piccoli che possiedono due copie del gene HLA-DQ2 e che per questo hanno il doppio di probabilità di ammalarsi.
In questi bimbi, aspettare fino al compimento dell’anno di vita prima di introdurre il glutine sembra avere almeno in parte un effetto protettivo, da riconfermare con indagini focalizzate.
Per “alto rischio” non si intende un bimbo nato da una mamma o un papà celiaci, ma uno che nel corredo genetico abbia due copie del gene incriminato, che predispone moltissimo all’intolleranza al glutine.
Nell’80% dei casi la celiachia compare entro i primi tre anni di vita, nella quasi totalità entro cinque anni.
Tutto ciò implica l’opportunità di uno screening genetico precoce, l'ideale sarebbe fare alla nascita, a tutti i bambini, un test per individuare chi possiede due copie del gene “pericoloso”. Chi fosse positivo potrebbe intraprendere strategie preventive (introduzione ritardata del glutine nella dieta).
Per quanto riguarda il nostro paese, la celiachia colpisce circa l'1% della popolazione, ma il problema è che, a fronte dei 600 mila casi stimati, solo 150 mila sono stati diagnosticati.
Una mancata diagnosi comporta nei bambini una serie di seri rischi: anemia, arresto della crescita, alterazioni dello smalto alla riduzione della muscolatura, per questo periodicamente viene proposto lo screening a tappeto su tutti i bambini in età scolare.
Dai dati dello studio si evince che la scelta più mirata sarebbe quella di effettuare lo screening ai soli piccoli ad alto rischio, individuati alla nascita con un test genetico.
Caterina Pilo, direttore generale dell’Associazione Italiana Celiachia, che ha finanziato la ricerca condotta dal professor Carlo Catassi, ha spiegato che la diagnosi precoce deve essere l’obiettivo principale: il momento della scoperta della malattia, nel caso della celiachia, non significa l’inizio di cure complesse o trattamenti che stravolgono la vita, anzi.
Basta cambiare alimentazione per stare subito meglio e spesso per recuperare anche i danni eventualmente già presenti sulla parete intestinale.
Approfondimenti: Sito dell'Associazione Italiana Celiachia |
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