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Un progetto per fermare il bullismo femminile |
Bambini - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Martedì 28 Ottobre 2014 13:36 |
Ogni anno si svolgono campagne di sensibilizzazione e progetti fra gli studenti per mitigare il bullismo, che però non accenna a placarsi, facendo segnare dati in crescita.
Per questo motivo negli Stati Uniti un gruppo di esperti si è seduto intorno a un tavolo per creare una sorta di “cura” per i piccoli bulli, anzi per le piccole bulle, visto che il test è indirizzato soprattutto alle ragazzine. Questi atti, nel 79% dei casi, avvengono a scuola, nel luogo dove i bambini dovrebbero sentirsi al sicuro e la situazione coinvolge molti Paesi nel mondo diventando ancora più preoccupante con l'avvento di internet e dei social network (cyberbullismo). Il progetto americano è un programma di recupero che si basa sul gioco, sulla psicologia e sull'apprendimento delle dinamiche di gruppo.
Il progetto è stato creato da un team di scienziati dell'Università del Missouri e punta a scardinare le forme di “aggressione relazionale” che spesso sono messe in atto dalle ragazzine che se la prendono con le più deboli.
Queste aggressioni avvengono tramite pettegolezzi, dicerie, esclusione e rifiuto delle proprie coetanee, si tratta di una forma di bullismo non violenta a livello fisico, ma non per questo meno devastante.
Le bulle sono adolescenti o preadolescenti con un grande bisogno di dominare gli altri, si ritengono superiori e riescono ad intimidire, a farsi ascoltare, trascinare gli altri e si impongono su una o più coetanee, con la violenza.
Queste ragazze si arrabbiano facilmente, sono intolleranti alla frustrazione, invidiose delle qualità che riconoscono nelle altre persone e il loro obiettivo è distruggere le loro vittime.
Demoninato Girlss (acronimo di Growing interpersonal relationships through learning and systemic supports) è il nome del programma che è stato testato su 30 ragazzine fra 12 e 15 anni.
Per dieci settimane sono state coinvolte in consulenze di gruppo con psicologi esperti di bullismo, giochi di ruolo, obiettivi settimanali da raggiungere.
Alla fine del programma l'équipe ha osservato un netto miglioramento del comportamento generale: le studentesse sono state coinvolte anche in workshop e consulti telefonici bisettimanali, durante i quali sono state monitorate e supervisionate.
La maggiore responsabilità di questi fenomeni è degli insegnanti e dei genitori, questi dovrebbero tenere sempre gli occhi aperti su queste aggressioni relazionali, per evitare di contribuire a peggiorare la situazione con i propri comportamenti involontari, come spiega Melissa Maras, co-autrice dello studio e docente del dipartimento di Formazione, scuola di counseling e psicologia dell'ateneo americano.
A livello statistico, sono i maschietti ad avere il doppio delle possibilità di diventare bulli rispetto alle ragazzine, o di essere segnalati come tali.
Anche fra il sesso femminile questo fenomeno è presente quanto nascosto soprattutto perchè fra le donne il bullismo non è violento dal punto di vista fisico, ma devastante sul piano psicologico e forse proprio per questo è ancora più subdolo.
Questo studio è stato un primo passo per aiutare chi lavora nelle scuole a intervenire in queste dinamiche, prima che se ne perda definitivamente il controllo.
I migliori risultati si raggiungono quando scuola e famiglia riescono a collabborare per arginare ed eliminare l'esclusione sociale dei ragazzini.
Il ruolo degli adulti è determinante: secondo il dipartimento di Salute e servizi Umani dell'ateneo, qualunque fenomeno di bullismo si ferma in soli dieci secondi appena un adulto o un compagno di studi interviene immediatamente.
Ora l'obiettivo dei ricercatori è espandere il programma Girlss in un numero maggiore di scuole per mettere fine al bullismo.
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