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Il dolore nei neonati si cura con le coccole di mamma e papà
Bambini - Articoli
Scritto da Letizia Perugia     Lunedì 01 Settembre 2014 15:45    PDF Stampa E-mail
mamma e bimboLa scienza ha confermato che carezze, baci e coccole sono alla pari degli analgesici per il vostro bambino: lo studio è del gruppo di lavoro sulla Neonatologia della Cochrane Collaboration (la rete internazionale no profit che riassume i risultati degli studi prodotti su un dato argomento). 
 
La ricerca è stata effettuata tramite una revisione di 19 studi, su oltre quasi 1.600 neonati e suggerisce che un abbraccio speciale, della mamma, del papà o di un altro caregiver, può essere una risorsa alternativa se l’uso di analgesici è controindicato o complicato.
 
Mamma e neonato

Esistono anche situazioni di dolore che non hanno nulla a che fare con semplici iniezioni o prelievi, ma derivano da malattie, interventi o procedure invasive, ma anche in questi casi le tecniche dolci possono aiutare.
 
Lo spiega Paola Lago, pediatra neonatologa e anestesista presso l'Azienda ospedaliera di Padova, nonchè responsabile del Gruppo di studio su Analgesia e Sedazione della Società italiana di neonatologia.
 
Paola Lago afferma che oggi sappiamo che il dolore acuto e ripetuto, soprattutto nel neonato pretermine, causa alterazioni fisiologiche, comportamentali, ormonali che possono generare problemi anche di lungo periodo. 
 
Come si deve procedere nello specifico? Si integrano interventi di carattere ambientale, succhiotto con saccarosio, allattamento e tecniche di distrazione (comprese le carezze e il seno della mamma) con i farmaci, si cerca di ottenere un effetto sinergico sul controllo del dolore e sullo stress. 
 
I farmaci che si possono usare, in base all'intensità e al tipo del dolore, sono il paracetamolo, antinfiammatori non steroidei (FANS) e oppiacei, con particolari cautele visto che si tratta di bambini e neonati.
 
A partire dalla fine degli anni ’80 i medici sanno che si devono occupare del dolore nel neonato perchè, nato a termine o prematuro, può percepire il dolore. 
 
In Italia i primi studi risalgono a 25 anni fa e il primo manuale della Società Italiana di Neonatologia è del 2004.
 
Come si può riconoscere il dolore nei più piccoli? Esistono scale adottate dalla comunità scientifica internazionale, diverse per età, per nati a termine o prematuri. 
 
Si considerano i parametri vitali (frequenza cardiaca, respiratoria, saturazione di ossigeno) e parametri comportamentali (espressioni del viso, postura, tipo di pianto). 
 
Il bambino sa farsi capire benissimo con chi sa osservarlo e dare misura e valutazione alla sofferenza è il primo passo per contrastarla.
 
Il sistema nervoso centrale del neonato è funzionalmente e anatomicamente preparato per percepire il dolore: ha un apparato sensoriale per la nocicezione che funziona, ma non sa mettere in atto meccanismi fisiologici di difesa anche semplici (come facciamo quando sfreghiamo la parte dolorante dopo aver preso una botta). 
 
Stimolazioni diverse da quelle dolorose possono attenuare la percezione del dolore, e questo è il principio su cui si fondano le tecniche non farmacologiche di controllo del dolore: distrazione o altri stimoli in competizione con quelli dolorosi nel raggiungere la corteccia cerebrale.
 
La semplice puntura del tallone per lo screening metabolico per le malattie ereditarie che quasi tutti i neogenitori hanno avuto modo di sperimentare: si punge il tallone del bambino per ottenere un piccolo campione di sangue da analizzare e quando possibile si chiede alla mamma di attaccare il piccolo al seno, un sistema efficace per la singola procedura, meno se si deve ripetere lo stimolo doloroso.
 
Purtroppo i neonati, soprattutto se prematuri, possono essere esposti a diverse manovre come iniezioni, prelievi, posizionamento di cateteri, intubazione, ventilazione, rachicentesi o altro. 
 
Il dolore acuto e ripetuto, soprattutto nel neonato pretermine, causa alterazioni fisiologiche, comportamentali, ormonali che possono causare problemi anche di lungo periodo.
 
 
 

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