I ricercatori della University of California, a Los Angeles, hanno condotto un'indagine su oltre 2.000 bambine di 10 anni, seguite fino a 19 anni di età, questa ha mostrato che prendere in giro una bambina definendola "cicciona" o " grassa" aumenta il rischio che diventi obesa da adulta del 40%.

 

Inoltre se ad offenderla sono i genitori, la percentuale aumenta fino al 60%, i ricercatori hanno valutato l’indice di massa corporea e le piccole hanno compilato dei questionari psicologici.  Più del 90% delle bambine sono state offese sia in casa da genitori e fratelli, che dalla migliore amica e dai coetanei: quando il giudizio negativo inizia dalla famiglia il rischio di diventare obese raggiunge il 60%, quando arriva dagli altri è del 40%.

 

I ricercatori hanno inoltre precisato di non avere trovato un rapporto diretto di causa ed effetto fra offese e aumento del peso, ma esiste un incremento netto della vulnerabilità da parte delle ragazze che si sentono offese.

 

I disturbi della condotta alimentare hanno una forte componente psicologica e, in molti bambini, il giudizio altrui è molto sentito e li induce  a cambiare il proprio comportamento alimentare, lo spiega Andrea Vania del Dipartimento di pediatria e neuropsichiatria infantile alla Sapienza, Università di Roma, esperto di nutrizione della Società italiana di pediatria SIP.

 

Vania spiega ancora come la maggiore vulnerabilità è spiccata intorno ai 10 anni di età, possiamo osservare, ogni giorno, che un bambino di 6 anni accusa molto meglio il giudizio degli altri nei confronti del proprio peso. 

 

Le cose peggiorano crescendo e per aiutarli bisogna evitare di giudicarli: il giudizio pesa molto sui bambini perché lo interpretano come una mancanza di stima nei loro confronti e ,in particolare se l’offesa parte dai genitori, viene vista anche come una mancanza di affetto.

 

Questo accentua i disturbi alimentari, sarebbe meglio parlare con i bambini, rassicurandoli e trovando insieme i modi migliori per mangiare in modo sano, fare moto e crescere in salute.