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Lo screening uditivo dei neonati e la sua importanza per un intervento precoce |
Bambini - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Venerdì 28 Marzo 2014 13:01 |
Lo screening audiologico universale, se effettuato entro i primi 3 o 4 mesi di vita, può portare alla scoperta immediata dei problemi di sordità di un bambino e di intervenire in una fase precoce.
Senza visite specialistiche la sordità infantile viene scoperta intorno ai 2-3 anni di vita e il rischio è quello di compromettere le capacità sociali, linguistiche e cognitive del bambino. Tre anni fa sembrava che lo screening uditivo dei neonati si sarebbe finalmente diffuso in tutto il Paese, ma così non è stato: dopo il salto in avanti registrato nel 2011 rispetto al 2008 (80% contro il 60,2%), la media in percentuale dei bambini sottoposti all’esame è rimasta immutata.
Luciano Bubbico, referente dell’Osservatorio Disabilità del Dipartimento di Scienze biomediche ISFOL-Istituto Italiano di Medicina Sociale, ha spiegato che le Regioni si sono comportate bene, ma esiste un blocco burocratico e amministrativo, di cui sono responsabili le Asl, che sta provocando ritardi nell’acquisto dei macchinari per l’esame audiologico. La conseguenza è che se manca l’apparecchio, il programma di screening non può partire. In alcune realtà del Sud, ad esempio, gli apparecchi sono stati acquistati, si sono rotti, ma la ditta è fallita e non c’è possibilità di fare la manutenzione.
Alessandro Martini, direttore del reparto di Otochirurgia dell’Azienda ospedaliera Università di Padova afferma che l'acquisizione del linguaggio dipende da una normale funzione uditiva, se una famiglia desidera che il figlio abbia uno sviluppo normale del linguaggio, il presupposto è che lui abbia un udito normale.
Per questo motivo è importantissimo effettuare uno screening precoce: serve a identificare le sordità profonde, ma anche quelle gravi e medio gravi che, se non riconosciute subito e corrette con l’utilizzo delle protesi, procurano ai bambini problemi scolastici importanti.
Il test di primo livello ha costi molto contenuti (un apparecchio per l’esame delle otoemissioni acustiche costa 5 mila euro) e garantisce al bambino e alla sua famiglia una vita normale, oltre a risparmi notevoli per la collettività.
Un bambino sottoposto a diagnosi in ritardo e destinato al sordomutismo, che avrà un costo sociale di 750 mila euro nell’arco della vita, contro i 17 mila di un bimbo che invece la diagnosi l’ha ottenuta in tempo.
Purtroppo però non esistono ancora norme che rendano obbligatorio lo screening in tutto il Paese, in passato, si è tentato di inserirlo nei Livelli essenziali di assistenza e nel Piano sanitario nazionale 2011-2013.
L'estensione dello screening audiologico neonatale della sordità congenita per raggiungere almeno il 90% dei neonati viene indicata come una delle priorità del percorso nascita. Poi però tocca alle Regioni agire.
Ad oggi solo in dodici hanno adottato una normativa apposita sullo screening, si sperava di aggirare l’ostacolo attraverso l’adozione delle Linee guida nazionali pubblicate dal Ministero della Salute nel 2011.
Il provvedimento è all’esame della Conferenza Stato-Regioni da oltre un anno e non se ne è saputo più nulla. Bisogna individuare i Centri audiologici di secondo e terzo livello per la conferma della diagnosi e l’eventuale impianto cocleare.
A febbraio si è provato senza successo a far passare lo screening audiologico con la legge di Stabilità 2014 che prevede la sperimentazione dello screening neonatale per la diagnosi precoce di patologie metaboliche con uno stanziamento di 5 milioni di euro.
Uno spiraglio potrebbe aprirlo il Report appena pubblicato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas, investita anche del ruolo di Centro di coordinamento sugli screening neonatali) sulla "Valutazione del costo-efficacia di un programma di screening audiologico neonatale universale nazionale" finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) con 600 mila euro.
Lo screening universale è fattibile e va fatto, il danno che deriva dal non poterne usufruire non è solo fisico, ma è un danno sociale vero e proprio.
Lo stanziamento non ha mancato di suscitare perplessità tra gli addetti ai lavori, alcuni dei quali rilevano come il Report fotografi una realtà ampiamente superata ( i dati sono del 2010) e non porti alcuna novità rispetto a quanto già si sapeva.
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