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Il governo si impegna ad intervenire per dare il cognome della madre ai figli |
Bambini - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Giovedì 09 Gennaio 2014 14:52 |
La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di una coppia di coniugi avendogli negato la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre invece di quello del padre.
Il governo italiano si è impegnato a intervenire sulla questione del cognome della madre, per accelerare Pd e Fi hanno presentato un ddl bipartisan per innovare il codice civile e per creare i presupposti per fare in modo che i figli possano avere e trasmettere anche il nome di famiglia materno.
L’obiettivo del ddl bipartisan, si legge nel testo della proposta, è quello di consentire alla madre di poter dare il proprio cognome ai figli nonché di consentire alla moglie di aggiungere al proprio cognome quello del marito senza l’obbligatorietà presente nell’attuale articolo del Codice civile. Si tratta, come spiega l’esponente Dem Sergio Lo Giudice in una conferenza stampa con altri senatori, di superare una cultura che su questa materia è "sessista".
I genitori possono decidere di comune accordo il cognome da trasmettere ai figli, lasciando alla coppia libertà di decisione. In caso di disaccordo, ai figli vengono attribuiti d’ufficio i due cognomi, in ordine alfabetico.
Il figlio che ha avuto il doppio cognome può, diventato maggiorenne, decidere di conservarne uno solo.
Hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo i coniugi milanesi Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, ai quali lo Stato italiano ha impedito di registrare all’anagrafe la figlia Maddalena, nata il 26 aprile 1999, con il cognome materno (Cusan) anziché quello paterno (Fazzo).
La madre ha affermato di essere entusiasta perchè è un altro passo avanti verso il progresso e servirà soprattutto ai nostri figli.
Durante i vari gradi di giudizio sono nati gli altri due figli, un’altra femmina e un maschio. Tutti e tre, ha precisato la madre, attualmente hanno anche il cognome della donna, in base a un’autorizzazione concessa per via amministrativa.
Si tratta di una specie di cortesia che viene fatta, non è la stessa cosa del poter scegliere di usare il cognome materno.
La coppia, che sin da allora si è battuta per vedersi riconosciuto questo diritto, ha vinto a Strasburgo. I giudici della Corte hanno infatti condannato l’Italia per avere violato il diritto di non discriminazione tra i coniugi in congiunzione con quello al rispetto della vita familiare e privata.
I giudici sostengono che se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l’inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell’iscrizione all’anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne.
Nella sentenza i giudici sottolineano anche che la possibilità introdotta nel 2000 di aggiungere al nome paterno quello materno non è sufficiente a garantire l’eguaglianza tra i coniugi.
Letta ha dichiarato che abbiamo l'obbligo di adeguare le norme, la Corte di Strasburgo ha ragione. Adeguare in Italia le norme sul cognome dei nuovi nati è un obbligo.
Così il premier, Enrico Letta, su Twitter dà ragione alla Corte europea che si è pronunciata sulla possibilità di scegliere il cognome della madre.
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