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Bambina esce dalla depressione grazie al suo cucciolo di cane |
Bambini - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Lunedì 05 Agosto 2013 14:19 |
Il suo nome è Portos, è un cucciolo di cane che ha aiutato la sua padroncina, una bimba di 10 anni a guarire da uno stato depressivo profondo sviluppato a causa dei suoi problemi di salute durante la degenza nel reparto intensivo del Policlinico A. Gemelli di Roma.
Questo è il primo caso di pet-therapy in terapia intensiva pediatrica nel Lazio e tra le prime esperienze di questo tipo conosciute in Italia, comunica l’ospedale in una nota.
Questo è avvenuto presso la Terapia intensiva pediatrica (Tip) del Policlinico universitario A. Gemelli, grazie all'idea dell’equipe medica diretta da Giorgio Conti. Al Policlinico, è stato attivato con successo un programma di pet-therapy nella bambina affetta da mielite postinfettiva (una reazione del midollo spinale molto rara) e per questo da una forma temporanea di tetraplegia.
La piccola aveva sviluppato uno stato di profonda depressione post-traumatica e l’equipe multidisciplinare di rianimatori pediatrici, neuropsichiatri infantili ed ematologi del Gemelli, d’accordo con la famiglia, ha condiviso l'idea che il gioco con il suo piccolo cucciolo di cane potesse essere di grande giovamento sia per il suo umore, sia per la guarigione che richiedeva l’impegno nella fisioterapia.
I medici hanno spiegato che la bambina era tristissima, non riusciva a dormire e hanno cercato di farla reagire facendo entrare in Tip Portos, un cucciolo di Golden Retriever che faceva parte della famiglia.
Hanno poi organizzato, con il permesso della direzione sanitaria e rispettando scrupolosamente il protocollo di trattamento integrato con la pet-therapy, un incontro di un’ora con il cane tutti i giorni per due settimane, dopo la seduta di fisioterapia.
La bimba, che si era chiusa in un mutismo acinetico e non riusciva a essere molto collaborativa in fisioterapia, ha subito reagito, già al primo incontro: è stato possibile staccarla dal ventilatore meccanico e iniziare a fare sessioni di fisioterapia più intensa. I genitori hanno accettato con entusiasmo la nostra idea e oggi la bambina è guarita e ha lasciato l’ospedale.
La pet-therapy è prevista nelle linee-guida di trattamento della Critical Care Society Usa (Società scientifica statunitense di Terapia Intensiva), ma questa è una delle prime esperienza di pet-therapy in Terapia intensiva pediatrica nel nostro Paese, certamente la prima nel Lazio.
Gli stati depressivi nei pazienti ricoverati in terapia intensiva pediatrica sono abbastanza comuni, come spiega Conti, soprattutto nei bimbi più grandi perché che sono sottoposti ad alcune procedure come l’intubazione che li rattristano particolarmente.
Per questo è stato attivato questo programma di pet-therapy e puntano a riproporre questo trattamento integrato anche per altri piccoli pazienti che in futuro saranno ricoverati nella terapia intensiva aperta.
Sempre più strutture ospedaliere si affidano alla pet therapy, in particolare se legata al benessere dei bambini. Una pratica che all’estero è impiegata con costanza, accettata e accolta con entusiasmo, sia nei corridori degli ospedali che nei centri per anziani.
Un pomeriggio di qualità in compagnia di un animale, ad esempio un cane, aiuta a contrastare la depressione da degenza.
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