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Il 70% dei genitori ha un debole per uno dei figli |
Bambini - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Giovedì 25 Luglio 2013 10:30 |
I genitori non vogliono considerare l'idea di avere un "figlio preferito" perché la questione è piuttosto spinosa: nel codice genitoriale condiviso e accettato "i figli sono tutti uguali".
Secondo ricercatori dell’Università della California, ben il 70% dei genitori ha però un debole per uno dei suoi eredi, in genere il primogenito. Questo si traduce in rinforzi e privilegi emotivi non indifferenti che spiegherebbe il motivo per cui i nati per primi sono quelli che si realizzano meglio nella vita, raggiungendo i più alti successi scolastici e lavorativi.
Uno studio norvegese ha portato alla luce che il primogenito ha maggiori qualità rispetto ai fratelli, addirittura con un quoziente intellettivo superiore e un fisico più forte. L'ordine di arrivo in famiglia può determinare delle differenze, non è però l'unico fattore a influire sul tipo di relazione tra genitori e figli. Può essere anche che il bimbo più seguito non sia il primo, ma l'ultimo o comunque quello più problematico (così come avviene in natura quando la madre mostra maggiore attenzione ai cuccioli più bisognosi e indifesi).
Le ragioni che spingono un genitore verso un figlio rispetto ad un altro sono profonde e in parte incomprensibili. Ciascun figlio induce nei genitori sentimenti e vissuti diversi: ci sono figli cercati e figli che arrivano, ogni bambino nasce in momenti di vita e di coppia diversi.
Ogni figlio è portatore di caratteristiche differenti, può essere più facile o più impegnativo, ha delle somiglianze che possono ricordare chi si ama di più o, di contro, chi si ama di meno.
Certe predisposizioni possono essere inconsciamente rinforzate dai genitori, evidenziate per aumentare certe affinità o, alle volte, smorzate per sottolineare le diversità.
Un bambino può somigliarci di più rispetto agli altri e ci sono poi situazioni particolari, come quelle riferite alle famiglie ricostituite, dove i partner, formando un nuovo nucleo dopo una separazione, portano figli di unioni precedenti.
In questi casi la situazione può diventare complessa e dare adito a relazioni molto diverse tra i vari componenti, talvolta rasentando evidenti preferenze, altre ipotizzandole e quindi, nel tentativo di evitarle, creandole in modo dannoso.
Ci sono comunque delle differenze nel modo di porsi con i figli e poichè sono tutti diversi, i rapporti con ognuno di loro sono variabili, il tipo di attaccamento, amore, attenzione che viene loro riservato è diverso qualitativamente.
Fare differenze non necessariamente significa tradurle in preferenze, almeno non volontariamente: se i genitori amano tutti i loro figli non è detto che lo facciano allo stesso modo.
Ci sono delle affinità elettive che possono alle volte diventare predilezioni e innescare gelosie e invidie tra fratelli. Essere genitori efficaci non significa comportarsi con tutti i figli nello stesso modo e dare a tutti le stesse precise cose ma individuare i bisogni di ognuno e sapervi rispondere nel miglior modo possibile.
Bisogna riconoscere e rispettare le diversità e le particolarità di ogni persona. I favoritismi danneggiano, come prevedibile, coloro che restano indietro, i non prescelti, tanto da definire la sindrome dello sfavorito (Less favored status).
Questa si traduce in una condizione che espone a vissuti di inadeguatezza, difficili da superare anche in età più avanzata. Strano a dirsi, ma anche il prediletto sembra avere i suoi svantaggi.
Ne parlano diverse psicologhe tra cui Catherine Sellenet e Anna Zanardi che mette in luce come un rapporto privilegiato con il genitore di sesso opposto può causare disturbi perfino gravi alla personalità.
Essere il figlio preferito vuol dire anche essere ricoperto di aspettative molto elevate e andare incontro a un'adultizzazione precoce. Può innescare una serie di dinamiche faticose per se stessi e per le persone che stanno intorno che si ripeteranno nei vari contesti relazionali e segneranno tutta la vita.
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