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Bambini: a cinque mesi sviluppano una prima forma di autocoscienza |
Bambini - Articoli |
Scritto da Tatta Bis Venerdì 26 Aprile 2013 13:36 |
Alla nascita, la testa grande e sproporzionata caratterizza la nostra specie insieme con un cervello ingombrante e due gambe che serviranno a farci camminare. Gli antropologi sostengono che questa natura multipla ci rende bizzarri. In particolar modo se ci confrontiamo con i nostri parenti animali più vicini, le scimmie.
Nasciamo indifesi, incapaci di aggrapparci alla mamma, come invece sanno fare scimpanzé e gorilla appena venuti al mondo. Il nostro cervello resta un enigma. Per questo motivo sta facendo discutere l'ultimo esperimento condotto dall'Ecole Normale Supérieure di Parigi che consisteva nell'infilare un caschetto di elettrodi a un gruppo di bambini e osservare che cosa succedeva nelle loro piccole-grandi teste.
Si è scoperto che a cinque mesi hanno sviluppato una prima forma di autocoscienza. La nostra vera vita da umani consapevoli comincia quindi nel momento in cui siamo in grado si riconoscere una serie di volti e reagiamo in modi diversi alla loro presenza. Questo è solo l'inizio di una serie di fasi. Mentre nella pancia della mamma i nostri neuroni si sviluppano fino alla velocità di 250 mila nuove cellule al minuto, al momento del parto il cervello pesa meno di un quarto di quello che diventerà in età adulta.
Nei primi tre anni accelera di nuovo, triplicando le sue dimensioni, continua a crescere fino ai sei anni, sperimenta una riconnessione dei circuiti nell'adolescenza e completa la propria evoluzione entro i 20 anni.
Nessuna altra specie sperimenta una simile metamorfosi post-natale. Il team francese ha cercato di sondare un aspetto-chiave della costruzione cerebrale analizzando i segnali elettrici legati ai meccanismi di riconoscimento visivo.
Questo è stato possibile usando l'elettroencefalografia, si sono registrati i flash di una serie di segnali nel sistema nervoso che sembrano identificare proprio l'inizio della "coscienza visiva".
Questa è definita come la capacità di vedere e ricordare ciò che si è visto. Le protagoniste sono state 80 "cavie", di 15, 12 e cinque mesi. Ai più piccoli ci sono voluti 150 millisecondi per scatenare la cascata neurologica del riconoscimento.
I tempi sono maggiori rispetto a un adulto, ma è a quell’età che la performance si manifesta, replicando lo stesso processo che avviene nelle menti di mamma e papà, così spiega Sid Kouider sulla rivista "Science".
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