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Divorzio e separazione: le linee guida per il minore redatte dall'Ordine degli Psicologi del Lazio |
Bambini - Articoli |
Scritto da Letizia Perugia Venerdì 15 Febbraio 2013 17:25 |
La separazione e il divorzio, sono degli avvenimenti difficili da affrontare, soprattutto per i bambini che hanno diritto a essere ascoltati. Questo deve essere fatto però con cura e attenzione. Per questo motivo, l'Ordine degli Psicologi del Lazio ha redatto le "Linee guida per l'ascolto del minore in separazioni e divorzi", presentate recentemente a Roma durante una tavola rotonda.
Il tema è, purtroppo, di grande attualità visto il continuo aumento di casi. L'Istat ne ha registrati, nel corso del 2010, più di 140 mila: quasi il doppio rispetto al 1995, e senza contare le coppie di fatto. Il 43% ha riguardato matrimoni con figli anche molto piccoli. Quando serve l'audizione? Se c'è di mezzo un bambino, il giudice ha il dovere di assicurarsi che vengano individuate le soluzioni migliori rispetto per il suo affidamento e mantenimento. I genitori, normalmente, si accordano: presso il Tribunale Ordinario di Roma, ad esempio, l'85% delle separazioni è consensuale, mentre il 15% è di tipo giudiziario. Solo in queste ultime, e solo nel caso ci sia un conflitto tra madre e padre riguardo allo svolgimento delle funzioni genitoriali, può essere necessario ascoltare il minore. Marisa Malagoli Togliatti, professore ordinario presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, ha coordinato la redazione delle "Linee guida" e curato il libro "Bambini in tribunale". Il problema dell'ascolto è emerso soprattutto con l'introduzione della legge n° 54 del 2006 sull'affido condiviso. La norma stabilisce che il figlio ha diritto ad avere rapporti continuativi ed equilibrati con madre e padre e con i nuclei familiari. Questa legge è un grande cambiamento rispetto al passato, ora entrambi mantengono la potestà genitoriale e hanno pari responsabilità nell'educazione, istruzione e cura degli interessi del bambino. In casi di grave conflittualità familiare è indispensabile ascoltare il minore: in base all'età, l'indagine si svolge con modalità diverse che vanno dalla semplice osservazione (attraverso sedute di gioco con entrambi i genitori), al colloquio vero e proprio. Se il bambino ha compiuto i dodici anni di età, viene sentito direttamente dal giudice, altrimenti da uno psicologo incaricato (va accertata la sua capacità di discernimento, la facoltà di giudicare, valutare e distinguere correttamente). Questo esperto deve avere una grande esperienza e seguire alcune procedure per dare voce alle inclinazioni e al vissuto del piccolo, tenendo conto della personalità dei genitori e dell'ambiente familiare in cui è cresciuto. Il colloquio deve rispettare alcune regole: il minore deve sapere che chi lo ascolta riferirà al giudice le sue opinioni e che questi le valuterà con grande attenzione, ma poi deciderà anche in base alle considerazioni di mamma e papà. Sia nel caso di un ascolto diretto (da parte del giudice) che indiretto (da parte dello psicologo), deve essere accolto in un luogo adatto, messo a proprio agio, senza subire lunghe attese. L'esperto deve usare un linguaggio semplice e non deve far sentire il bambino responsabile dei problemi tra madre e padre o delle preferenze che potrà esprimere riguardo all'organizzazione futura della sua vita. La migliore rassicurazione per il bambino è sapere che potrà continuare ad avere rapporti con entrambi i genitori. La domanda che ci si pone è se è positivo per il figlio "partecipare" ai procedimenti di separazione di mamma e papà. La risposta è si, almeno secondo Maria Lori Zaccaria, presidente dell'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio. Se è consapevole dei cambiamenti che stanno avvenendo attorno a lui, può essere coinvolto e adattarsi meglio alla riorganizzazione dei rapporti familiari. Molti studi di psicologia evidenziano che così si accresce il suo senso di autostima e di controllo sulla propria vita evitando anche che si senta colpevole della separazione dei genitori o che coltivi inutili speranze di riconciliazione. Ci sono naturalmente degli errori da evitare: bisogna prestare attenzione agli atteggiamenti nocivi, alle frasi che mettono il piccolo al centro della separazione (ad esempio "lo faccio per te" o "mi devo preoccupare del tuo futuro"), non vanno mai pronunciate. Queste infatti inducono a pensare che se si compiono scelte dolorose è a causa sua, come se per salvaguardarlo si fosse costretti a mettere fine al matrimonio. Bisogna evitare anche di svalutare l'altro genitore o sottolineare i suoi errori di fronte al figlio. Se si hanno idee diverse bisogna vedersela tra adulti quando egli è assente. Vietatissimo usarlo come una sorta di "detective" per ottenere informazioni sull'ex partner. Il piccolo non deve mai trovarsi a raccontare cosa fa, pensa o dice l'altro genitore. La cosa migliore per il bambino sarebbe che i genitori rimanessero una coppia genitoriale senza essere coppia affettiva, bisogna cercare di empatizzare col figlio. Il bambino fa fatica a immaginare come sarà il suo futuro e ha mille dubbi e bisogna fare di tutto per rassicurarlo. La cosa migliore è continuare a essere genitori in team, anche se si considera irrisolvibile il conflitto coniugale e garantirgli una continuità di abitudini. La routine, anche se in case diverse, è importante e aiuterà il piccolo a far fronte al senso d'imprevedibile che lo destabilizza. Altro aspetto fondamentale è quello legato ai sentimenti: le sue emozioni sono difficili da gestire, la tristezza, l'incertezza per il futuro, la confusione per ciò che sente dire da parenti e amici. Prova vergogna per gli occhi che gli si posano addosso e il senso di colpa per le responsabilità che gli vengono imputate, prova anche rabbia, perché tutto gli sembra ingiusto. La frustrazione può renderlo aggressivo e violento. Bisogna aiutarlo a tirar fuori ciò che prova: mantenendo un atteggiamento disponibile, può essere utile leggere insieme un libro che tratti l'argomento, aiuta ad aprirsi. Anche scrivere delle lettere e fare dei disegni sono modi per invitare il bambino a raccontarsi, facendogli capire che lo si comprende e gli si è vicini, ancora possono essere di sostegno i "Gruppi di Parola" (nati per aiutare i figli di genitori separati a superare il momento critico). |
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