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L'esposizione al mercurio mette a rischio i neonati |
Bambini - Articoli |
Scritto da Angela Messina Mercoledì 09 Gennaio 2013 09:15 |
Un recente studio francese, pubblicato sulla rivista Environmental Health, mostra come in Europa due milioni di neonati sarebbero esposti, durante la gravidanza, a dosi superiori di mercurio rispetto alla soglia di sicurezza, in Italia sono 200mila. Secondo la ricerca oltre 1,8 milioni di bambini l'anno hanno una esposizione superiore a 0,58 microgrammi per grammo di peso, sopra cioè i limiti di sicurezza imposti dall'Unione europea, mentre 200 mila neonati hanno un'esposizione superiore a 2,5 microgrammi per grammo, che l'Organizzazione mondiale della sanità considera pericolosa.
Il mercurio, sotto forma del suo composto metilmercurio, deriva soprattutto dai combustibili fossili e ha un effetto neurotossico, influendo sullo sviluppo cerebrale e conseguentemente sul quoziente intellettivo del bambino. Il metilmercurio è un metallo-scoria che si trova naturalmente nell'ambiente, ma è soprattutto un residuo tossico della lavorazione e dell'uso dei combustibili fossili. Si accumula principalmente nella catena alimentare dei pesci, in particolare dei predatori più grandi, ma è soprattutto responsabile di effetti neurotossici sul feto, influenzandone lo sviluppo cognitivo. Effettuando un calcolo approssimativo sulla perdita in punti di quoziente intellettivo, si è ottenuto un valore di 700 mila punti persi nel corso di un anno, a livello mondiale. Un altro team francese, stavolta dell'Inserm, il più prestigioso fra i centri di ricerca d'oltralpe, ha individuato delle proteine in grado di proteggere il sistema nervoso centrale dalla tossicità del mercurio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences. Il team guidato da William Rostène, in collaborazione con alcuni ricercatori giapponesi, ha studiato su modello murino i meccanismi della neurotossicità di un derivato del mercurio, e la possibilità di bloccarne le conseguenze sul sistema neuronale grazie a proteine denominate chemiochine, note per il loro ruolo nella maturazione e nella migrazione dei leucociti in caso di infezione. Gli scienziati hanno osservato nel corso di tre mesi gli effetti di un'alimentazione a base di pesci tossici, un tipo di nutrimento che rappresenta la regola per alcune popolazioni indigene come quella Wayana, che vive nella Guyana francese. Dai dati emerge la perdita del 30 per cento delle cellule nervose cerebrali a causa di questo tipo di alimentazione. I ricercatori hanno poi verificato che la presenza di derivati del mercurio all'interno dell'organismo comportava la riduzione del numero di chemiochine del tipo CCL2 nella corteccia cerebrale, consentendo al metallo di aggredire le cellule neuronali con maggior facilità. Fra i topi in cui il gene codificante queste proteine era stato disattivato dagli scienziati, la perdita cellulare della corteccia neuronale era più rapida. La conclusione è che le CCL2 esercitano un effetto protettivo a livello neuronale nei confronti della tossicità causata dal metilmercurio. Si intravvede quindi la possibilità di mettere in campo nuove procedure terapeutiche che possano consentire di ridurre i danni causati da un'alimentazione viziata dalla presenza di metalli pesanti. |
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