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Bambino di 6 mesi salvato grazie a Facebook |
Bambini - Articoli |
Scritto da Carmela Pelaia Venerdì 11 Maggio 2012 08:00 |
La mamma Charlotte Dent pubblica la foto del proprio bimbo George sul profilo Facebook quando compie sei mesi, e una donna riconosce sul suo viso i segni della trigonocefalia, una malattia che aveva colpito anche suo figlio, caratterizzata da una sorta di cresta che correva lungo la fronte. Charlotte rende nota tutta la sua rabbia al 'Daily Mail' per i medici che non hanno mai diagnosticato la patologia al bambino.
Il piccolo George dovrà ora sottoporsi ad un'operazione senza la quale rischierebbe danni permanenti al cervello ma che grazie all'accortezza di un'altra mamma può ritenersi salvo. Alla nascita di George, Charlotte aveva notato che aveva la testa deformata, ma il neonato era stato controllata dai dottori e dismesso dall'ospedale senza altre raccomandazioni. La forma della sua testa era diversa da quella degli altri bambini ma si pensava che potesse essere un sintomo della sindrome di Down, patologia esclusa però dalla Pediatria del Liverpool Women's Hospital. Quando poi Charlotte è stata condottata su facebook dall'altra donna, ha portato il figlio a fare controlli mirati, in tempo per l'operazione che lo salverà. La trigonocefalia (craniostenosi) è la prematura fusione delle due parti frontali di osso del cranio, caratterizzata dalla prominenza triangolare della fronte che va a chiudere gli occhi. La cura consiste nell'intervento di cranioplastica da effettuare entro i 6-7 mesi dalla nascita per evitare che il cervello resti compresso man mano che cresce. Questa storia dimostra come i social network stiano diventando un mezzo per mettere in contatto persone che hanno in comune un caso di malattia rara, la velocità e la facilità che internet offre è un grande vaggio per la comunicazione medico scientifica, tanto da poter pronosticare un'utilizzo congiunto con la tele-medicina. In un prossimo futuro la medicina online potrebbe aiutare le persone cha abitano lontano dai centri sanitari o che hanno limitazioni motorie. Ma il professor Dallapiccola, Direttore Scientifico Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dichiara anche che "il caso inglese non deve far passare il messaggio che il web riesca a sostituirsi al medico nella formulazione della diagnosi, ma piuttosto è un caso eccezionale". |
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