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Un fratellino per guarire |
Bambini - Articoli |
Scritto da Martina Paolucci Lunedì 09 Maggio 2011 08:45 |
Si chiama Charlie Whitaker, è di Londra, ha 12 anni e finalmente può reputarsi un bambino normale, con una vita altrettanto normale, come tutti gli altri. Non dovrebbe fare notizia, ma nel caso di Charlie più che una notizia è un miracolo. Un miracolo fortemente voluto dai suoi genitori che neppure dalla legge si sono lasciati intimidire. Charlie è nato con una grave malattia del sangue, la Diamond Blackfan Anemia (Dba), una rara malattia che limita la produzione di globuli rossi rendendoli insufficienti al fabbisogno quotidiano, e costringendo chi ne soffre a trasfusioni ogni due settimane.
I genitori di Charlie non si sono arresi alla cruda realtà della malattia e hanno cercato in tutti i modi una guarigione per loro figlio. L'unica via percorribile era il trapianto di cellule staminali, ma serviva un donatore compatibile, una copia quasi identica del bambino. Per questo motivo i coniugi Whitaker nel 2002 si sono imbarcati su di un aereo che li ha condotti fino a Chicago, dove è stato possibile aggirare le leggi britanniche e raggiungere l'obiettivo: una gravidanza in provetta per salvare il fratello maggiore. Oggi Charlie è guarito. Nel 2003, quando Charlie aveva 4 anni, la mamma Michelle ha partorito Jamie, un fratellino che, dopo esser stato sottoposto alle necessarie analisi per escludere una eventuale contrazione della stessa malattia (le possibilità sono 1 su 50), ha donato il suo cordone ombelicale e le cellule staminali, salvando così la vita del fratello malato. La gravidanza è stata avviata dopo una procedura di pre-selezione dell'embrione in provetta, la Diagnosi Genetica di Pre-Impianto (Pgd) nel tentativo di dare alla luce un donatore compatibile. La pratica, nel 2002, era stata giudicata illegale e non etica dalla Autorità Britannica per l'Embriologia e la Fertilità Umana (Hfea), che solo negli anni successivi ha scelto una strada meno restrittiva. Ragione questa per cui, al tempo, si scatenarono molte polemiche sulla correttezza e sulla moralità del gesto compiuto dai coniugi. "La gente usa il termine 'designer baby' quando parla di Jamie, come a dire che l'abbiamo fatto nascere per averne pezzi di ricambio" racconta la mamma, "ma è completamente sbagliato. Per noi è il fratellino salvatore". Visioni contrastanti che, in questo caso, hanno dato ragione alla scelta coraggiosa dei genitori, con grande soddisfazione di chi li ha sempre sostenuti. In Italia ad esprimersi in materia c'è la legge 40, che pone limiti e restrizioni all'inseminazione artificiale e alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni. La legge in particolare vieta la diagnosi genetica pre-impianto ma, negli ultimi anni, sono state fatte alcune eccezioni per coppie che hanno fatto ricorso contro l'impedimento legislativo. |
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